Livorno – Il day after della conferenza stampa di presentazione del neo tecnico del Livorno, Alessandro Vittorio Formisano, si configura come una miscela di emozioni e di stati d’animo, alterni ma non necessariamente contrastanti: da un lato, la curiosità per un allenatore che, nonostante la giovane età, si presenta in riva al Tirreno con un curriculum significativo e in forza del quale ha conquistato due qualificazioni play-off in altrettante partecipazioni al Girone B del Campionato di Serie C, alla guida di Perugia e Pianese; da un altro lato, il comprensibile scetticismo di tornare ad approcciare il professionismo sotto la guida di un allenatore che, per quanto referenziato, ha il contatore delle presenze in campionato fermo a quota 51; infine, il dispiacere per un gruppo di giocatori e per uno staff tecnico che, nonostante il trionfo nel Girone E del Campionato di Serie D e nella Poule scudetto, saranno presumibilmente smembrati in nome del cambio della guida in panchina e della necessità di presentarsi con rinnovato slancio sul più prestigioso palcoscenico.
Detto che Paolo Indiani è stato il primo allenatore a concludere il campionato che aveva iniziato dai tempi di Claudio Foscarini (stagione 2016/2017) e che il Livorno non otteneva una promozione con l’allenatore che aveva iniziato la stagione dai tempi di Davide Nicola (stagione 2012/2013), chi vi scrive non si vergogna a dire di aver cullato per svariate settimane il sogno che la compagine amaranto potesse iniziare due stagioni consecutive con lo stesso allenatore, cosa che non accade dall’ultima apparizione in Serie A (stagione 2013/2014): ma, a prescindere dalle opinioni e dai gusti personali, è stato davvero fatto tutto il possibile per evitare che la storia tra il tecnico di Certaldo e il Livorno terminasse nella pessima maniera in cui è terminata?
Premesso che solo le parti in causa sanno veramente come sono andati i fatti, è indiscutibile che la società del presidente Joel Esciua e il tecnico Indiani non si siano trovati d’accordo sui programmi, in quanto mossi da stati d’animo diametralmente opposti: da un lato, l’esigenza della società di darsi una struttura e di consolidarsi nel professionismo, anche sostenendo ingenti spese legate alla costituzione di un nuovo settore giovanile pressoché da zero; dall’altro, la volontà dell’allenatore, giunto alla soglia dei 71 anni, di non ripetere l’anonima stagione di due anni fa ad Arezzo e di dedicarsi a progetti che abbiano la vittoria come unico obiettivo.
Sulla base di questi presupposti e in presenza di personalità forti, tendenzialmente incapaci di trovare un punto d’incontro, il rapporto di fiducia tra la società amaranto e il recordman delle promozioni in Serie D è venuto meno, tanto che il presidente Esciua ha deciso di virare su un profilo totalmente diverso rispetto a quello di Indiani, che, dell’attuale allenatore del Grosseto, alla luce del mero dato anagrafico, potrebbe essere il figlio.
Lasciatasi alle spalle la scintillante parentesi legata a Indiani, per il Livorno è giunto il momento di ripartire e di farlo con mister Formisano, se questa è davvero la scelta della società: il tecnico partenopeo, alla sua terza stagione consecutiva su una panchina di Serie C, arriva a Livorno con un curriculum di tutto rispetto e una fama di self made man, che fa onore tanto all’uomo quanto all’allenatore.
Ma, come è stato ampiamente affermato e ribadito nella conferenza stampa di ieri, non si dica che il Livorno, una volta arrivato in Serie C, vuole vincere subito: l’opzione Formisano è una scelta che sa tanto di futuro e assai poco di presente; al tecnico classe 1990, se piove di quel che tuona, sarà consegnata una squadra che, nella migliore delle ipotesi, potrà essere l’embrione dell’undici che, sperabilmente, si aggiudicherà la promozione in Serie B in una delle prossime stagioni.
Se e solo se si è consapevoli che la prima stagione di Formisano dovrà essere un campionato in cui saranno gettate le basi per il futuro o poco più, il nuovo campionato potrà iniziare in maniera serena; altrimenti, il rischio è quello di andare incontro ad un’annata in cui, già in partenza, le aspettative della piazza potrebbero essere sormontate dalla squadra solo con grande difficoltà.
Compreso questo, lo spettacolo può cominciare e, nell’interesse del Livorno che sta nascendo, sarà opportuno scordarsi il passato, nel bene e nel male.
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