Tivoli (Roma) – La sconfitta con il Tau, davanti a 7mila tifosi, è stata una botta molto dura da assorbire. Talmente forte che il Livorno, a distanza di due settimane, è sembrato ancora un pugile suonato. Questa almeno l’impressione al termine della gara di andata dei playoff nazionali - via crucis che quella sconfitta ci ha portato in dote - contro la W3 Maccarese dove gli amaranto, sotto per ben due volte, sono riusciti a strappare un 2-2 decisamente non esaltante, dove, ad esser sinceri, l’unico elemento in grado di strappare un benché minimo sorriso è proprio il risultato che, nella gara di ritorno in programma domenica prossima al “Picchi”, consentirà al Livorno di avere due risultati su tre per raggiungere la finale.
Si potrà discutere sulla tenuta fisica, sulle scelte di Angelini, sulla prestazione dei singoli e su molto altro. Tutto legittimo, anzi, doveroso. La prima sensazione però è quella di una squadra ancora scossa dalla mancata promozione al termine del triangolare. Gli avversari, una discreta squadra con un paio di elementi di rilievo in attacco, come prevedibile, hanno aggredito il Livorno con la forza dell’agonismo, della corsa e dell’entusiasmo. Esattamente le doti che sono mancate al “Galli” di Tivoli al Livorno, nonostante la doppia rimonta possa far pensare il contrario. L’avvio del secondo tempo, con il gol regalato dalla frittata di Russo e Pulidori, e una serie di marchiani errori di misura, ne è forse la sintesi più evidente. Una squadra impacciata, confusa, quasi assente.
Domenica prossima servirà ben altro piglio per chiudere la pratica al cospetto di un avversario che non ha niente da perdere e che si giocherà, come è giusto che sia, le sue carte. Se il Livorno gioca al massimo delle sue potenzialità (come non si è visto troppe volte in questa stagione a essere onesti…) non ci saranno problemi. In caso contrario il rischio di vedere film brutti e già visti è alto. E stavolta non ce lo possiamo permettere: i “paracadute” sono terminati. E allora scrolliamoci di dosso complessi e paure e ritroviamo la strada perduta. Perché continuando così non andremo lontano.
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