Livorno – Dopodomani, domenica 5 dicembre, allo stadio Bernicchi di Città di Castello e non al campo sportivo Casini di Trestina, quindi in un impianto leggermente più grande di quello in cui la squadra bianconera gioca abitualmente le proprie gare interne, il Livorno renderà visita allo Sporting Trestina, formazione che rappresenta la piccola frazione di Trestina, duemila abitanti nel comune di Città di Castello, per la quattordicesima giornata di Serie D.
Lo Sporting Trestina occupa l’undicesima posizione con sedici punti, cinque in meno del Livorno, che è quarto. E’ una squadra di categoria, senza nomi particolarmente illustri ma con tanti giovani interessanti, dove spiccano, tra gli altri, i difensori Della Spoletina e Cenerini, l’esperto portiere Vaccarecci da poco arrivato, l’esterno Lorenzini, il centrocampista Barbarossa, la seconda punta Bazzoffia e gli attaccanti Di Cato e Morlandi, quest’ultimo assai prolifico ma infortunato e quindi non disponibile in vista del match contro gli amaranto.
Giusto per far capire cosa rappresenta lo Sporting Trestina nel calcio dilettantistico italiano e in particolare umbro, occorre ricordare che i Pinguni, come vengono chiamati i giocatori del Trestina, partecipano al campionato di Serie D quasi ininterrottamente da undici anni, dato che la sola eccezione è rappresentata da una stagione, sei anni fa, in cui i bianconeri, retrocessi in Eccellenza, riconquistarono subito la quarta divisione nazionale.
E’ chiaro che per gli uomini di Esposito non sarà una partita facile. Lo Sporting è una compagine che non deve essere sottovalutata. Eppure i ragazzi che scenderanno in campo devono avere la consapevolezza di dover difendere una maglia gloriosa, che ha disputato tanti campionati in Serie A e B, che ha giocato in Europa. In più avranno dalla loro un’intera città, Livorno, fortemente desiderosa di vedere la squadra scalare le gerarchie del calcio italiano per tornare in categorie più consone alla propria storia e al proprio blasone. Il Livorno ha in ogni caso qualità tecniche e una struttura oggettivamente superiore allo Sporting Trestina. Le possibilità di fare il colpo in Umbria, dunque, sono effettive, anche se il pericolo è sempre in agguato perché nello sport funziona così.
Quella di Trestina, anzi di Città di Castello, sarà una partita delicata per i ragazzi di Esposito. La squadra amaranto non è uno schiacciasassi. La classifica lo dice chiaramente. Il Livorno, a pari punti con la sinergica Follonica Gavorrano e il Flaminia, ha undici punti dalla capolista Pianese, sei dall’Arezzo secondo in classifica e cinque dal Poggibonsi terzo della classe. Eppure, ripetiamo, la gara è alla portata del Livorno.
Ma soprattutto, a ben vedere, proprio la giornata di domenica, nel caso si dovesse verificare una combinazione di risultati che impossibile non è, potrebbe rappresentare il turno in cui i giochi, per il Livorno, potrebbero riaprirsi. Vincere in Umbria, pertanto, sarà fondamentale.
La giornata, oltre alla trasferta degli amaranto in provincia di Perugia, metterà di fronte, sul campo di Piancastagnaio, la capolista contro la sua più diretta inseguitrice, ossia i padroni di casa di Bonuccelli contro gli uomini di Indiani, con quest’ultimo allenatore chiamato alla vittoria, dopo gli ultimi risultati non convincenti, se vuole rimanere in lotta per il vertice e soprattutto salvare la panchina. Ebbene, se il Livorno dovesse espugnare il Bernicchi e al contempo l’Arezzo dovesse fermare la Pianese, il Livorno potrebbe recuperare alcuni punti importanti per giocarsi il rientro nella lotta al vertice sette giorni dopo, l’11 dicembre, quando allo stadio Picchi scenderà il Poggibonsi, oggi terzo in classifica, che dopodomani ospiterà l’Ostia Mare.
Certo, le cose non sono semplici, ma quella di domenica, salvo imprevisti, sarà probabilmente l’ultima vera occasione per tentare il rientro, anche se il calcio, non essendo una scienza esatta bensì solo una disciplina sportiva dove il cuore oltre l’ostacolo a volte vale più delle previsioni, ci ha abituati a vedersi realizzare risultati che, a priori, sembravano impossibili, e viceversa. Incrociare le dita e tifare i ragazzi amaranto, dunque, è il minimo che si possa fare.
Non entriamo nel merito di chi forse giocherà, di chi forse debutterà e di chi probabilmente andrà in panchina o il campo lo vedrà col binocolo. Questi sono aspetti che Esposito, liberamente, affronterà e risolverà nelle prossime ore. L’unica cosa che ci permettiamo di dire è che, oltre al debutto del nuovo attaccante Lucatti, speriamo che possa essere impiegato Torromino, a parere di chi di scrive vero valore aggiunto della squadra per quanto concerne il reparto offensivo. Per il resto ci sentiamo di dire solo che, chiunque sarà chiamato a scendere sul terreno di gioco, dovrà dare il massimo. L’onore della maglia deve essere posto prima di ogni altra cosa. Questo è il desiderio profondo dei tifosi del Livorno. Tanto che i giocatori che hanno saputo interpretare questo viscerale desiderio, fin dagli eroi di cent’anni fa come Pitto e Magnozzi fino ad arrivare ai più recenti Protti e Lucarelli passando per Picchi, Lessi, Balleri, Vitulano e tanti altri, sono rimasti e sempre rimarranno nel cuore della tifoseria
Le società e le proprietà passano, gli allenatori anche, i giocatori pure, tranne ovviamente qualche caso che, oltre ai calciatori, può riguardare anche tecnici e dirigenti. Come dimenticare, ad esempio, l’allenatore Nicola o lo storico dirigente Lombardi che tanti anni fa dette l’anima per tenere a galla la baracca tra la fine degli anni Sessanta e Settanta? In altre parole, chi vuole rimanere nella storia amaranto, sa come fare. Chi a Livorno vuole rimanere nella storia sa che non deve tradire le attese ed i sogni di una tifoseria che, da sempre, non chiede risultati eclatanti, non chiede la Serie A, ma l’impegno, l’onestà, la maglia sudata a fine gara, perché a Livorno il nome della squadra è più importante di quello che sta scritto sul retro della maglia.
Vincere in Umbria dopodomani, se accade, non consegnerà alla grande storia amaranto i ragazzi di Esposito. Ma sicuramente avvicinerebbe ancora di più questa squadra, questo mister con i suoi giocatori, a una tifoseria che chiede solo di non perdere le speranze e di continuare a giocarsi il campionato fino in a quando sarà possibile, sempre onorando la maglia, perché quello che conta, anche in caso di sconfitta, è dare l’anima, giocare fino all’ultima stilla di sudore, difendere il vessillo amaranto perché l’approccio mostrato da giocatori e tecnici sul rettangolo verde, in definitiva, è la cosa più importante per i tanti ragazzi e le tante ragazze che hanno dentro l’amore incondizionato per la squadra del Livorno.
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