Livorno - Non poteva finire peggio, quest’avventura cominciata malissimo, in casa col Figline, che credevamo di aver raddrizzato in corsa. Il Livorno decide il suo amaro destino tra le mura amiche: due sconfitte rocambolesche, difficili da metabolizzare.
Non è il momento di fare processi, non sarebbe giusto infierire su calciatori, allenatore e società, quando ci potrebbero essere ancora quattro partite da disputare per acchiappare in extremis l’ultimo ascensore buono per salire al piano di sopra e completare il primo gradino della rinascita, a meno che la giustizia sportiva smentisca la sua fama di lumaca e dia un giudizio netto e chiaro sui fatti di Altopascio, relativi alla gara tra Tau e Figline, per autolesionismo calcolato sportivo, credo primo caso nella storia del calcio italiano, ma che ha portato i gialloblu del Valdarno in Serie D.
Sicuramente sono stati fatti degli errori di programmazione, organizzazione e gestione in questo mini torneo. La facile vittoria del girone B del campionato regionale di Eccellenza toscana, ci aveva fatto credere di essere di gran lunga superiori alle altre due avversarie, cosa vera, sulla carta, ma non adesso, a questo punto della stagione, dove va avanti chi corre di più e ha più ossigeno anche per coordinare testa e gambe. Non a caso il miglior Livorno lo abbiamo visto sul neutro di Lucca, doveva faceva fresco, ed anche, parzialmente, a Figline, in una giornata ventilata e con poco sole.
Il "biscotto" ordito sul campo di Altopascio ha lasciato strascichi di nervosismo nella psiche dei calciatori e del tecnico Angelini, specialmente in quest'ultimo, molto nervoso alla vigilia e sul campo, artefice di scelte e modulo non proprio azzeccati. L’accomunarsi con degli avversari, il Tau, a una denuncia alla Procura federale, non mi è sembrata una grande mossa, da parte amaranto, alla vigilia di uno spareggio; sicuramente ha dato tranquillità alla squadra avversaria quando era meglio metterle addosso più pressione, ma non siamo noi le persone più adatte per addentrarci in queste questioni.
Anche aver fatto scegliere ai giocatori di non fare il ritiro, così sembra, non mi è parso particolarmente sensato. Capisco che per i più il ritiro sia una noia, ma ogni tanto serve. Bastava ritrovarsi il pomeriggio del sabato antecedente alla partita, stare insieme, cenare con alimenti appropriati, andare a letto presto, perlomeno avere la certezza di questo. La fiducia è una cosa seria e bella, però fare gruppo e stare insieme sin dalla vigilia di una partita così importante, sarebbe stato imprescindibile.
Per tornare alle scelte di campo, è inspiegabile aver lasciato Gargiulo, lento, forse, ma l’unico capace di dare fosforo e acume tattico ai corridori che gli girano accanto, a consumare i calzoncini sulla panca della delusione, mi è sembrato un non senso, specialmente nel momento in cui la squadra era chiamata a rimontare.
Capitolo modulo. Il 4-2-3-1 è troppo dispendioso, in special modo per Vantaggiato, che si è sfiancato ad andare in su ed in giù per il campo con il risultato di arrivare poco lucido in area ed a calciare malissimo il rigore. Meglio il vecchio e sano 3-5-2.
Condizione fisica. Un richiamino andrebbe fatto, in questi quindici giorni che ci separano dalla partita contro il Maccarese. Questo caldo fuori stagione ha tagliato le gambe a tanti. Ieri, domenica 15 maggio, sono passate decine di palloni in area di rigore e nessuno aveva lo spunto di attaccare la profondità per colpire la palla, sintomo di fiato corto.
Capitolo sfortuna. Ci sta girando male. Se fosse entrata la traversa di Gelsi, sarebbe cambiata la partita e avremmo sommerso di gol l’Altopascio, il palo a portiere battuto di Vantaggiato, grida vendetta, ci sta girando tutto per il verso storto, fattore C da non trascurare. Per scaramanzia, meglio evitare chiamate di massa allo stadio, porta male; a queste adunate ha sempre corrisposto un risultato negativo.
Capitolo arbitraggi. Il rigorino te lo danno, ma ci arbitrano contro tutta la partita. Una riflessione va fatta. Non è che il Livorno in Eccellenza, porta lustro, visibilità e denari, tra pubblico e diritti televisivi a una categoria che raramente esce dalle ultime pagine dei giornali locali? Non è che sotto sotto, qualcuno ha piacere che ci rimanga?
Chiosa finale, ci aspetta lo scontro con il W3 Maccarese squadra di una amena località agricola tra il litorale laziale, alle porte di Roma, zona Fiumicino, e Fregene. Non sappiamo molto di loro. Dalle poche immagini che ho visto, si tratta di una banda di ragazzotti molto volitiva, velocissimi, che, avendo battuto ieri l’Anzio, in trasferta, viaggiano con il morale a mille. Sono seguiti da un pubblico molto caldo. Giocano al campo sportivo Melli sul lungotevere Dante, Roma, modello Magnozzi, ma molto più piccolo. Si presenta già il problema sul dove verrà giocata questa partita. Se andrà bene, dopo, scontro con una emiliana, pare, ma non è chiaro, ieri si vociferava anche di una marchigiana..
Vedremo e intanto mandiamo un invito alla squadra: rimarginare una ferita che brucia, riprendersi resettando il tutto, fare gruppo, ora più che mai. Per fortuna che il 29 maggio riavremo Torromino, elemento che ci è mancato molto, in queste ultime tre partite.
Anche la società, si dia una organizzazione più snella. Sembrano esserci, mi si permetta l'espressione, troppi generali senza truppa. Sinceramente, senza voler mancare di rispetto a nessuno, abbiamo riscontrato, su molti campetti di campagna, uno stile che a volte a Livorno è risultato latente.
Ad ogni modo, andiamo a prenderci questa benedetta Serie D!
Autore: Paolo Verner / Twitter: @amarantanews
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