Livorno - Il campionato ha iniziato il suo percorso in discesa e fra sette partite tutto sarà definito. Inutile farsi illusioni. Il destino degli amaranto è quasi segnato e, pur non perdendo la chimerica speranza in un’impresa che al momento avrebbe del miracoloso, l’esito sarà identico a quello dell’agosto scorso, ossia retrocessione. Un declassamento amaro. Riassaporeremo l’onta della discesa negli inferi del calcio dei dilettanti, evento che pensavamo di aver vissuto in maniera passeggera, ben trent'anni fa, prima in Eccellenza e poi nel Cnd, il campionato nazionale dilettanti, oggi Serie D, allora quinta serie del calcio nazionale.
Non poteva esserci niente di peggio per la tifoseria amaranto, costretta dalla pandemia a restare fuori dallo stadio ed assistere, con sbigottimento, alle vicende del campo, ma ancor più alla commedia societaria. Soci che, come al Grand hotel, sono entrati e usciti alla velocità della luce, altri che con tanta buona volontà hanno cercato di gestire il minuto mantenimento aziendale, senza averne le possibilità. C’è chi ha fatto, pur avendo più disponibilità degli altri, della litigiosità la propria bandiera, e nel momento massimo del caos non è restato altro che affidarsi alla "benevolenza" del patron Aldo Spinelli, che è dovuto intervenire pesantemente per evitare che il Livorno venisse cancellato dai ruoli federali.
Inevitabile è l’interrogativo che angoscia la totalità dei tifosi in merito alla squadra che affronterà il prossimo campionato di Serie D, in primis con quale compagine societaria. Al momento l’unica offerta concreta è stata presentata dalla Honding Seasif capitanata da Franco Favilla, tramite i buoni uffici del presidente Giorgio Heller, mentre il gruppo indiano guidato da Jogesh Maurya pare ancora intento alla verifica dei bilanci e la compagine Livorno Popolare che fa dell’azionariato diffuso la propria bandiera ha appena richiesto i bilanci da visionare all’amministrazione della società amaranto.
Nel massimo rispetto per i soci, tutti abbiamo ben chiaro che il dominus amaranto è sempre il commendatore Spinelli, inutile nasconderlo. Suo il salvataggio recente, suo il peso economico e morale, suoi i consigli per tenere in linea di galleggiamento la società. Sarà quindi lui l’ago della bilancia a far pendere l’esito delle trattative verso una delle parti in causa.
Cerchiamo di esser chiari. Serve ancora oltre un milione di euro per terminare la stagione; servono circa 500 mila euro per pagare i fornitori, 1milione 200 mila euro per saldare le pendenze non onorate con il fisco. Chi ce li mette? Ancora Spinelli? Quanto è il totale? A chi giova? Conviene? Con quale predisposizione mentale questa compagine societaria potrà programmare un campionato di vertice per tornare in Serie C in soli dodici mesi?
Tralasciando per il momento le offerte che dovranno arrivare, chi vi scrive ritiene che l’’offerta di Favilla sia concreta, congrua, forse addirittura superiore all’odierno valore societario, pensata in ottica di progetto futuro, che mette sul piatto il saldo dei debiti verso tutti i fornitori e le spese per terminare la stagione in corso. Unico scoglio il saldo a stralcio dei debiti erariali maturati nella gestione precedente, che secondo Favilla dovrebbero essere onorati dalla stessa, facilitando l’ingresso dei nuovi.
Personalmente credo che sia giusto, attenendosi il tutto al modo moderno di condurre le trattative commerciali inerenti all’acquisto delle società e mi auguro che Aldo Spinelli lo capisca. Superato il momento del lutto per il quale è doveroso rinnovare le condoglianze sincere (è scomparsa la moglie Leila Cardellini, ndr) spero che prevalga la ragionevolezza e che non ci siano chiusure. Accettare di pagare una parte debitoria che può essere comodamente spalmata fino a 74 rate è sempre più conveniente di continuare a supportare il Livorno con 300 o 400 mila euro ogni volta che se ne presenti la necessità.
Quindi emerge una consequenziale esortazione al più che ventennale patron del Livorno: non cada nell’orgoglio personale, non è più il tempo per cercare rivincite, faccia in modo di essere ricordato con affetto dalla maggioranza dei tifosi amaranto, accetti l’offerta ed induca anche gli altri soci a fare altrettanto. Dia modo al Livorno, come l’araba fenice, di risorgere dalle proprio ceneri.
L’intera città di Livorno ha bisogno di riappropriarsi, con dignità, delle proprie ambizioni.
Fare presto, altrimenti il rischio è di finire nel dimenticatoio del calcio italiano, andando ad aggiungersi a Casale, Rimini, Messina, Taranto, Campobasso, Forlì, Trento, Legnano e tante altre realtà sportive blasonate, che sono scomparse dai palcoscenici importanti.
Il rischio c’è, ma noi vogliamo che sia scongiurato. La Livorno sportiva non lo merita.
Autore: Paolo Verner / Twitter: @amarantanews
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