Livorno - E' finita. Finalmente è andata in archivio questa stagione di sofferenze, delusioni e umiliazioni come poche volte il glorioso sodalizio amaranto ha vissuto.
Una stagione che non è arrivata per caso, ma che è l'apice di un decennio di gestioni insufficienti, di ambiente dimesso e di trascuratezza, da parte delle istituzioni, di quello che era un tesoro per la città intera.
E a poco serve vedere i cugini che mancano i playoff per gli scontri diretti (d'altronde siamo cugini, a sfortuna si va molto a braccetto...),la Livorno attuale in tutte le sue forme non si è guadagnata sul campo la salvezza nè tantomeno il rispetto da parte del panorama calcistico italiano.
La retrocessione di quest'anno è arrivata inesorabile, disastrosa e senza la minima possibilità di poter ribaltare le sorti del campo; un po' perchè la proprietà ormai è stanca di Livorno e vorrebbe sbarazzarsene (ma di trattative concrete non ce ne sono, tanto che si inventano...),un po' perchè il Livorno dà l'impressione di essere passato di moda agli occhi della città e del tifoso cosiddetto "occasionale".
Il problema principale di questa stagione sarà come ripartire, con chi e con che spirito tutti ci rimetteremo in moto per costruire le basi per un Livorno più forte, più appetibile, più interessante. La proprietà in primis, qualunque essa sia, avrà l'arduo compito di rimettere insieme i cocci e ricreare entusiasmo in un ambiente depresso e ostile,che sbaglia spesso e volentieri ma che non perdona gli sbagli altrui.
Un ambiente che va rifondato, e messo in condizione di capire l'importanza che ha nel bene e nel male sulle sorti della squadra. Perchè il calcio è cambiato, è figlio del dio denaro,degli interessi, dell'attrattiva che una piazza può dare ad un potenziale investitore,e della possibilità che questo possa lavorare serenamente e trovare terreno fertile.
Realtà che rappresenta tutto quello che va contro all'anima operaia di una città senza padroni, che non si è mai piegata al volere di nessuno e che per questo ha dovuto aspettare generazioni prima di tornare in alto. E in questa sintesi c'è tutto quello che un imprenditore può rappresentare per la tifoseria, e che non ha interessato solamente Spinelli, ma anche chi è venuto prima di lui; non sarà compito facile per nessuno,e l'ambiente prima o poi come ha fatto con tutti lo costringerà alla resa.
La fortuna di Spinelli è stata la mancanza di contatto con la città, la lontananza che gli ha permesso di filtrare certe situazioni, che altri presidenti (su tutti Corasco Martelli) hanno vissuto da vicino e in modo anche più aggressivo. Un personaggio che ha saputo in qualche maniera resistere ad una situazione che non è venuta fuori adesso, ma che risale al periodo d'oro della sua gestione.
Ripartire, farlo con coerenza e provare tutti insieme a remare contro per costruire qualcosa di positivo. Il resto verrà da sè, anche il cambio societario che tutti agognano: senza mettere le giuste basi un periodo buio ci attenderà all'orizzionte....
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