Una ferita ancora aperta

26.05.2020 13:45 di  Carlo Grandi   vedi letture
Una ferita ancora aperta

Livorno - Trentuno anni. Domani 27 maggio sarà il trentunesimo anniversario di una gara entrata nella leggenda del basket italiano; per alcuni una ferita ancora aperta e insanabile, per altri un'affascinante storia di basket di cui parlare per molto,molto tempo ancora.
Stiamo parlando del momento in cui la Livorno sportiva ha accarezzato per pochi minuti la soddisfazione di fregiarsi di un titolo nazionale in uno sport professionistico, ovvero quella gara5 di finale scudetto tra la Philips Milano e l'Enichem Livorno pesantemente condizionata da una direzione di gara non all'altezza della situazione.
E non è mistero che pure da parte milanese se ne continui ancora a parlare: basti pensare come un giornalista del calibro di Flavio Tranquillo possa aver dedicato un libro e una trasmissione a quella partita, o ancor di più come un allenatore ormai di fama mondiale come Mike D'Antoni parli davanti ai giornalisti della NBA di Livorno come il campo più difficile dove abbia mai giocato in carriera.
I libertassini masticando amaro; meglio sarebbe stato il titolo dell'onore delle armi, e quelle pacche sulla spalle proprio non gli vanno giù. 
Anche perché c'è ancora chi sostiene che il canestro non sia mai stato valido, come l'arbitro Zeppilli (che nel frattempo ha cambiato il suo cognome in Zeppillo); "non lo giurerebbe più sulla tomba di suo padre", come fece allora,ma ritiene di aver preso la decisione giusta consapevole '"che la verità assoluta sia irraggiungibile per definizione".
Il resto è storia; la forza di una squadra fortissima ma corta, quel pugno di Binion alla porta vetrata in quel di Reggio Emilia che gli ha fatto chiudere anzitempo la stagione; Milano che veniva dalla vittoria a tavolino contro Pesaro a causa della monetina lanciata contro Meneghin; e infine l'errore tecnico sul numero dei falli di King.
Quest'ultimo evento è stato oggetto di tante discussioni, e mai del tutto chiarito. Ad onor del vero va detto che se fosse stato fatto presente per tempo sarebbe potuto essere corretto, viceversa non avrebbe dato luogo in alcun modo (stante gli articoli 44 e 81 del regolamento) ad una ripetizione della gara, anche se dopo quell'evento si sono pure registrate decisioni in senso opposto dell'organo federale. 
La Livorno sportiva non si riprese mai più da quella batosta, almeno quella cestistica; le nostre squadre vivacchiano nelle leghe inferiori, mentre la parentesi firmata Don Bosco/ Basket Livorno a cavallo degli anni duemila, per quanto affascinante e ricca di emozioni, non ha mai raggiunto quelle vette che avevano fatto della nostra città la "basket city" degli anni '80.