La prova dei fatti

06.03.2022 20:01 di  Paolo Verner  Twitter:    vedi letture
La prova dei fatti

Livorno - Tanto tuonò che piovve. Il tiro dell'esperto Lorenzo Sciapi a un quarto d'ora dal termine, deviato leggermente da Tommaso Ghinassi, che ha superato Luca Mazzoni in ritardo nel tuffo, ha provocato il terremoto che a Livorno, in città e forse anche in società, di sicuro tra i tifosi e un po' anche nei media, in molti si aspettavano e in diversi perfino si auguravano.

Francesco Buglio, il mister galantuomo arrivato con tanto entusiasmo a Livorno, coraggioso nell’accettare l'avvio della non facile opera di costruzione tecnica della nuova Unione Sportiva sorta sulle macerie dell'Associazione Sportiva che ancora detiene il legittimo titolo sportivo, ha lasciato la guida della squadra amaranto, rifiutando di fungere da capro espiatorio. E lo ha fatto con delle dignitosissime dimissioni, dopo la sconfitta interna con il Perignano, che a suo modo hanno anche sorpreso, se si considera che nell'ambiente del calcio, in genere, non si dimette quasi nessuno. Tanto di cappello, dunque, a questo uomo onesto, tecnico esperto e preparato, che saprà di certo superare il momento di amarezza e togliersi altrove le soddisfazioni che merita.

Le sue colpe? Forse il non aver mai veramente legato con la tifoseria, o almeno non con tutta la tifoseria, che in taluni casi l'ha giudicato troppo algido e compassato. Poi vi è anche il fatto, non secondario, di aver accettato o dovuto accettare troppi calciatori che sono stati infilati in rosa senza che ce ne fosse veramente bisogno sul piano tecnico. Non va inoltre taciuta la sua difficoltà, probabilmente, a reggere la pressione e quindi il non essere riuscito a dare un gioco alla squadra, prima in classifica grazie alle qualità dei singoli e non per la manovra corale. Ma soprattutto, secondo noi, la sua maggiore responsabilità è il non aver saputo gestire e risolvere, dopo la sosta, una certa spaccatura che deve essersi verificata nello spogliatoio, dopo gli ultimi arrivi importanti che pare abbiano causato cattivi umori tra coloro che si sono visti soffiare il posto da titolare.

Sul banco degli imputati, in ogni caso, non può esimersi dal salirci la società, anch’essa non priva di responsabilità per non essere riuscita ad impedire che alcune tensioni si rovesciassero sul rendimento della squadra. Se da una parte alla società va riconosciuto il merito di aver inaugurato un percorso non semplice, dall'altra non si può negare che, in alcuni frangenti, essa appare distante dall'intero microcosmo della tifoseria amaranto, nonostante gli sforzi fatti dai media e dalle autorità per suscitare passione e senso di appartenenza attorno al nuovo Livorno.

E adesso? Adesso è in corso l'arduo compito di trovare un allenatore capace di traghettare il Livorno nella categoria superiore, cioè in Serie D, perché l'auspicata promozione va centrata ad ogni costo.

Si fanno con insistenza i nomi di Vincenzo Esposito, legato al presidente Paolo Toccafondi che lo ha avuto a Prato, così come dell'ex amaranto David Balleri, che però vanta solo delle esperienze alla guida delle giovanili del Livorno di Aldo Spinelli e di squadre giovanili e dilettantistiche in Liguria, tra cui il nuovo Savona in Prima Categoria. Piazza e media, da parte loro, invocano a gran voce l’ingaggio di Matteo Niccolai, esonerato dalla Pro Livorno, ma impossibilitato, a quanto si apprende, per motivi burocratici e, sembra, anche perché ancora sotto contratto con il club biancoverde.

Momenti non facili, dunque, per il Livorno, che rimane primo ed è senz'altro la squadra più forte del girone B di Eccellenza toscana, ma che alla luce dei risultati di oggi, domenica 6 marzo, vede l’avvicinamento del San Miniato Basso, adesso secondo e distante solo quattro punti a parità di incontri e con la gara di ritorno da disputare in casa contro gli amaranto e con la Cuoiopelli, che mercoledì 16 marzo affronterà il Livorno allo stadio Picchi, terza a cinque punti ma con una partita in meno.

Forse sarebbe stato più opportuno fare quadrato attorno a mister Buglio, in questo momento delicato, piuttosto che metterlo nelle condizioni di andarsene. Bisognava evitare di farsi sopraffare dall'emozione e dalla tensione che invece, ieri, si avvertivano chiaramente al termine della partita. Speriamo di sbagliare, ma la sensazione è che era meglio fornire all'allenatore le garanzie che egli, secondo quanto ci risulta, avrebbe chiesto, ma che la società non gli avrebbe concesso.

Da domenica, la controprova, in un campo difficile, quello del Certaldo. Saranno i giocatori più esperti, indipendentemente da chi sederà in panchina, a dover infondere ai più giovani la giusta rabbia e l’agonismo necessario, dato che proprio i più giovani paiono i più smarriti di tutti. Sappiamo che fior di giocatori il Livorno ha. Aspettiamo i risultati e il gioco convincente alla prova dei fatti.