Livorno- Gennaio, un mese storicamente freddo. Ma non a Livorno.
A Livorno, il 21 del mese di ottantaquattro anni prima, si tenne il Congresso fondativo del Partito Comunista d'Italia alla presenza di alcuni dissidenti del Partito Socialista Italiano.
A Livorno, parecchi anni dopo, un secondo evento scosse le fondamenta del credo sportivo livornese.
Siamo nel 2005, il Livorno è tornato in Serie A dopo l'ultima apparizione datata 5 Giugno 1949, quando l'allora squadra guidata da Magnozzi prima e da Felsner e Capaccioli poi concluse quel torneo all'ultimo posto con ventisei punti, quattro in meno del Bari terzultimo.
Il 23 Gennaio all'Armando Picchi è festa grande già da una settimana: sette giorni prima gli amaranto centravano la prima vittoria della nuova gestione Donadoni con un rotondo 3-1 al Messina grazie alle reti di Vigiani, Colombo e Re Igor.
Per tutta la settimana gli umori si alternavano tra la distensione di una classifica che tutto sommato poteva essere peggiore ed un turno, quello successivo, che faceva drizzare i peli a qualsiasi livornese sportivo o non, tifoso del Livorno o non.
Domenica 23 arrivava all'Ardenza quel Milan scudettato e zeppo di campioni che soltanto quattro mesi prima aveva impattato contro le manone di Amelia e sotto i colpi di un Lucarelli in formato PES.
Uno sguardo alle formazioni.
Con Pirlo squalificato, Ancelotti conferma l'assetto da guerra con il tridente composto da Kaka, Shevchenko e Crespo. Il resto della squadra è ormai roba da antologia del calcio, ma tant'è. Il Livorno deve fare a meno di Re Igor e schiera Colombo al fianco di CL99. Nel collaudatissimo 3-5-2 di Mister Dribbling ci sono Doga e Balleri sulle fasce con Passoni in cabina di regia e con Vidigal a mordere le caviglie. A Vigiani l'arduo compito di svariare sulla trequarti presidiata da Gattuso ed Ambrosini.
Si parte.
La prima occasione è, manco a dirlo, del Milan: al 2' è Kaka dal limite a provare a sorprendere Amelia, il portierone di Frascati blocca a terra. Qualche istante dopo è ancora il ventidue brasiliano a sparare alto da buona posizione. Sembra una partita a senso unico, ma di qui alla mezz'ora succederà un di tutto. Dal presunto fallo da rigore di Dida su Cristiano Lucarelli al palo di un imprendibile Kaka. Ma sugli spalti si comincia a respirare un'aria diversa, una strana sensazione di confidenza con quel pallone fradicio di acqua e fango che sempre meno spesso rotola dalle parti di Galante, Vargas e Ale Lucarelli.
La svolta arriva al 28': il Signor Farina di Novi Ligure assegna un calcio di punizione al Livorno appena dopo la linea di metà campo. Passoni si incarica della battuta dello spiovente che arriva all'altezza del dischetto dove è appostato Vidigal. Il colpo di testa del portoghese costringe Dida alla respinta corta sulla quale si avventano Lucarelli e Corrado Colombo da Vimercate.
E' l'apoteosi.
Per l'attaccante lombardo si tratta della seconda rete consecutiva in campionato, ma probabilmente la più importante della sua lunga carriera che lo vedrà indossare anche le maglie del Pisa e della Pistoiese.
Uno a zero.
Gli amaranto potrebbe anche raddoppiare sul finire del primo tempo quando una punizione Copia e Incolla di Passoni permette a Galante di scaldare ancora le mani di Dida, ma stavolta la palla si alza e finisce in corner.
Nel secondo tempo Colombo e Lucarelli riusciranno ad incidere maggiormente fra le maglie della suprema difesa rossonera senza però trovare la via delle rete del 2-0. Nel frattempo è Luca Vigiani a divorarsi la palla del game, set e match sono un tiraccio che scivola a fondo campo tra la disperazione dei diciottomila presenti all'Armando Picchi. Al quarto d'ora arriva il cambio che tutti si aspettavano: fuori il 23, dentro il 10. C'è tempo anche per un battibecco tra Alessandro Lucarelli e Shevchenko, segno evidente che il nervosismo tra le file dei meneghini fosse ormai a fior di pelle.
Nel finale è calcio show del Livorno che, compreso il rosso a Nesta, palesa la superiorità numerica sotto ogni aspetto: tecnico, agonistico e caratteriale. Il difensorone romano guadagna anzitempo la via degli spogliatoi per un fallo di frustrazione dopo un tunnel subito da Protti.
Il Milan non riuscirà a scalfire le certezze dei labronici neanche con gli ingressi di Seedorf, Tomasson e Rui Costa, non propriamente Vajushi, Belfodil e Braken.
Al fischio finale è uno a zero per Davide, con Golia a leccarsi le ferite dopo un ruolino di marcia di un punto in due gare con la matricola venuta dal mare.
Una giornata epocale,
di quelle da ricordare,
di quelle che "Cosa vi siete persi".
Di quel giorno ricordo l'atmosfera, il senso di fragilità seguito dalla sensazione di aver preso parte ad una delle pagine più belle e storiche che difficilmente si sono scritte in novant'anni di calcio a Livorno. Ricordo la pioggia, fitta ed insistente, ricordo il gelido sospiro dell'inverno, ricordo le facce e le grida della gente, la corsa dopo il gol, gli abbracci e le lacrime. Ricordo una Domenica fatta di pathos e di qualche Borghetti di troppo, di odore di pop corn e di vittoria.
Ricordo quanto mi batteva il cuore e quanto abbiamo atteso quel giorno. Forse per anni, forse da sempre.
Livorno uno, Milan zero.
Autore: Marco Frosini / Twitter: @amaranta.it
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