Giro d'Italia. Storia della corsa in rosa a Livorno

05.05.2011 19:02 di  Massimo Masiero   vedi letture
Giro d'Italia. Storia della corsa in rosa a Livorno

Livorno – L’ultimo Giro d’Italia, il 64°, arrivò a Livorno il 27 maggio 1981 al termine della salita di Montenero, la collina cara ai livornesi, con il Santuario che domina la città, per la dodicesima tappa e compiva 64 anni. Era l’ultima impennata della Arezzo-Livorno, 224 chilometri. Vinse in volata il giovane Moreno Argentin, grande passista di quegli anni, che nel 1986 vinse un Mondiale. Battè Giuseppe Saronni e Giovanni Mantovani. Il giro fu vinto da Giovanni Battaglin.
Trenta anni dopo ecco di nuovo la corsa rosa dedicata ai 150 anni d’Unità d’Italia sulle strade livornesi, martedì 10 maggio 2011, con arrivo alla Terrazza Ma scagni. Un avvenimento sportivo che ricorda altri eventi, tutti vissuti con passione e entusiasmo dai livornesi. La storia del Giro a Livorno è tutta da raccontare. La carrellata inizia novanta anni or sono. Siamo nel 1921, il giro d’Italia è il 9°, le distanze infinite e le tappe con le strade di polverose, massacranti. I girini pedalavano ogni due giorni per poter recuperare la stanchezza. Dieci giornate per 3mila 500chilometri percorsi dal vincitore in 120 ore, una media di 12 al giorno sulle due ruote. Il 6 giugno, nona tappa Roma - Livorno, 341 chilometri. Partenza dalla capitale a buio, ore 4, via verso nord, un interminabile trasferimento costiero per l’intera giornata. A sera i corridori sono ancora in bicicletta. Sul Romito sono in testa Gaetano Belloni e Giovanni Brunero, uno dei più forti ciclisti dell’epoca. Hanno un minuto di vantaggio sugli inseguitori. Sono da poco passate le 19,30. Finalmente sul viale Regina Margherita, la passeggiata del lungomare, scenario incomparabile di luce e di colori, con il sole al tramonto, compare Giovanni Brunero, uno dei più forti ciclisti dell’epoca, nella sua maglia polverosa. E’ solo. Taglia il traguardo, dopo 15 ore di corsa. Poi s’infila la bella maglia rosa, pulita e fiammante, che manterrà fino all’ultima tappa. Vinse anche i Giri del 1922 e 1926. E il Tour del 1924. A due minuti arrivano Alfredo Sivocci e Gaetano Belloni, suo grande antagonista, che aveva forato e che finì al secondo posto in classifica generale.
A quei tempi gloriosi e avventurosi correvano anche gli “isolati”, ciclisti di ventura senza assistenza. All’arrivo gli sportivi, un po’per tenerezza e molto per generosità, si facevano in quatto per offrir loro assistenza tecnica, toelette e buffet. In quell’anno l?officina Galeno si offrì per dare un rassetto alle bici, la sala Tondelli e Vaselli offrì la toelettatura e il Bar Italia servì un buffet freddo. Il comitato organizzatore offriva l’alloggio. Al primo isolato alcuni privati assegnarono una medaglia d’oro e una cassata da 50 lire. Così racconta Fabrizio Michelucci in una gustosa e agile pubblicazione sulla storia del Giro d’Italia a Livorno, edita dalla Provincia, e distribuita in migliaia di copie.
Tredici anni dopo, 1934, 22° Giro d’ Italia , 22 maggio, terza tappa, Genova-Livorno, 220 chilometri, percorsi in 6 ore e mezzo. Arrivo all’Ippodromo. Vince Learco Guerra, la “locomotiva umana”, sempre in costante duellar allora con Alfredo Binda, che fu battuto in volata insieme a Giuseppe Olmo. Il giorno dopo Livorno-Pisa, 45 chilometri a cronometro, primo ancora Guerra, che vinse pure il Giro, su Olmo. Ed eccoci al 1937, al 25° Giro e al “morino” livornese: Olimpio Bizzi, gran velocista, aveva vinto il campionato italiano su strada nel 1937, era il campione di casa in gran forma (nelle tappe precedenti primo, secondo e quarto posto). Un trionfo il suo sulle strade toscane della sesta tappa da Massa a Livorno, 114 chilometri percorsi in 3 ore e 10 minuti, “scortato” dai suoi “fans in auto sull’intero percorso. Controlla la corsa e quando la strada s’inerpica sulla salita del Castellaccio piazza il colpaccio. Uno scatto e via stacca tutti, raggiunge e supera il belga Alfons Deloor, che era in testa, poi giù nella discesa spericolata, che lo porta tra due ali di folla, allo stadio ardenzino dove centra la vittoria. Terzo Cesare Del Cancia. Gino Bartali forò due volte in quella tappa, perse la maglia rosa, che andò a Giovanni Valetti, ma la riconquistò sulle montagne e vinse il Giro.
Altro salto tutto all’insegna della livornesità e di Olimpio Bizzi. Erano trascorsi 13 anni. Si era nel 1950, passata la guerra con l’interruzione di cinque anni del Giro, in piena ricostruzione. Era il 26 maggio, terza tappa, Firenze – Livorno, 148 chilometri. Il “morino” livornese, classe 1916, ha 33 anni e dieci mesi, ma ancora tanta energia nelle gambe. E’ il periodo degli svizzeri, che presentano un trio di tutto rispetto: Hugo Koblet, che fu il primo straniero a vincere il Giro, Fritz Schaer, che giunse a Livorno in maglia rosa, e Ferdinand Kubler, altro campione di tutto rispetto. A loro (molti appassionati invidiarono la Svizzera) si aggiunsero in quegli anni, Clerici e Rominger, altri vincitori di Giri. Ma quel maggio del 1950 Olimpio Bizzi, mai domo, sentendo il profumo del salmastro e correndo sulle strada di casa, scatta sulla salita di Volterra: “fugge come un ciclone”, titola “Il Telegrafo” di Livorno, raggiunge, con Peverelli, Rossello che era in testa, prosegue con loro con cambi frequenti, distanzia il gruppo e allo stadio brucia tutti con una volata di quattrocento metri, dopo 4 ore e mezzo di corsa. E un uragano di applausi corona la sua vittoria. In tutto con quella tappa aveva collezionato 22 successi in carriera , 13 tappe ai Giri d’Italia, nel 1940 vestì per un giorno la maglia rosa, aveva 20 anni quando vinse la sua prima tappa e nel 1950 vinse l’ultima proprio nella sua città natale. Il giorno dopo la Livorno-Genova di 216 chilometri, fu vinta da Tony Bevilacqua, il grande finisseur italiano di quegli anni.
Trascorrono dieci anni. 1960. Di nuovo Livorno. Giro d’Italia numero 43. Tempi duri e tristi per gli italiani. Il dominio è dei belgi sulle strade d’Italia e d’Europa. E Rik Van Looy ne è il dominatore incontrastato. A fine carriera il suo palmares sarà di 371 vittorie, tra cui due mondiali. Le sue volate sono fulminanti supportato da uno squadrone che lo lancia a perfezione. Allo stadio d’Ardenza vince anche la Forlì-Livorno di 206 chilometri battendo Giuseppe Sartore e Alessandro Fantini. E’ l’unico straniero a vincere in terra labronica. Anche in classifica generale primo era Joseph Hoevenaers, belga. La tappa successiva Livorno-Carrara, 93 chilometri, fu vinta da Emile Daems, belga. Classifica finale, peimo Jacques Anquetil, Francia, grande cronoman.
Altro arrivo a Livorno il 31 maggio 1964, 47° Giro d’Italia. Vince Franco Bitossi, con il suo cuore matto per ipertrofia cardiaca, 199 chilometri da Montepulciano a Livorno, percorsi in quasi sei ore. Anche allora la rampa del Castellaccio è un invito alla battaglia. Bitossi stacca tutti e giunge solo al traguardo ardenzino. Anquetil in rosa, costretto a un duro recupero per ridurre il distacco dalla rivelazione del giorno Renzo Fontona, porta la maglia alla conquista del secondo giro.
Ultimo arrivo di tappa a Livorno, 1981. L’arrivo a Montenero è considerata una salita troppo leggera per gli scalatori veri come Gianbattista Baronchelli e Giovanni Battaglin, che vinse il Giro. Si lamentano e polemizzano. Avrebbero preferito la vecchia salita.
Scatta il secolo e siamo al 2006. Dopo 25 anni, il 19 maggio, Giro e carovana, tornano a Livorno per l’89° Giro d’Italia. Si adagiano di buon mattino alla Rotonda ardenzina, tra il verde della pineta cara al Fattori e l’azzurro del mare, per la punzonatura e la successiva partenza verso Barriera Garibaldi, dopo aver attraversato la città in passerella. E’ la dodicesima tappa fino a Sestri Levante, 169 chilometri. Vince lo spagnolo Joan Horrach, seguito dall’olandese Addy Engels e dall’italiano Emanuele Sella. Anche allora fu una festa dello sport e del ciclismo. E infatti gli organizzatori del Giro non hanno dimenticato Livorno e i suoi dintorni, la vecchia e stretta salita di Montenero e quella del Castellaccio, con il tuffo su Quercianella e il Romito fino al lungomare e l’arrivo sulla grande promenade costiera dei livornesi. Il 10 maggio il Giro garibaldino dei 150 anni dell’Unità d’Italia torna in terra labronica da Quarto dei Mille per ripartire il giorno dopo dalla splendida terrazza sul mare, la piazza Bovio di Piombino. La storia si ripete.