Livorno – Nato in quel di Mandello del Lario, nella provincia di Lecco, Osvaldo Jaconi è stato probabilmente l’allenatore più amato dalla piazza amaranto. Severo ed allo stesso tempo comprensivo, dotato di grandi abilità tecniche ma soprattutto umane il “vodz” (questo il soprannome datogli dalla tifoseria) divenne ben presto una guida, non solo per la squadra, ma anche per tutta la città che dopo 30 anni riuscì a festeggiare il ritorno in serie B con una cavalcata entusiasmante.
Mister Jaconi. Iniziamo così. Una sola parola “Livorno”.
"Livorno mi è rimasta nel cuore e non potrebbe essere altrimenti. Il calore e la genuinità della gente sono incredibili ed immensi. Il simbolo della grandezza del pubblico amaranto è secondo me racchiusa nel post sconfitta di Como. Le migliaia di tifosi amaranto che si accingevano a tornare a casa, dopo una sconfitta bruciante, non crearono il men che minimo problema alle forze dell’ordine ed alla tifoseria avversaria. Un esempio di grandezza".
Direi, mister, che una citazione particolare la merita senz’altro uno dei suoi fedelissimi con cui ha stretto un legame fortissimo ovvero Igor Protti che sta attraversando un momento non facile...
"Assolutamente si. Igor l’ho sentito telefonicamente e purtroppo è alle prese con un avversario difficilissimo. Però in questo caso non si può che ammirare la grandezza dell’uomo; ho visto attestati di stima da tutta Italia, dalle piazze in cui ha giocato e non solo. Addirittura sono andati a trovarlo gli ex compagni da Bari nel giorno del suo compleanno. Davvero un bel gesto per una persona fantastica che si merita tutto il bene del mondo".
Due anni a Livorno per mister Jaconi. Il primo caratterizzato dalla sconfitta di Como mentre il secondo coronato dalla vittoria del campionato. Si può dire che proprio la sconfitta in terra lariana diede il via alla grande stagione dell’anno successivo?
"Sicuramente si. Il primo anno gettammo le basi a livello di calciatori e di valori per la vittoria dell’anno successivo inculcando nella mente di tutti la cosi detta “livornesità” che tutti poi recepirono alla perfezione. Ricordo che dopo il ko di Como, rientrando nello spogliatoio, vidi i calciatori affranti e abbattuti con addirittura Igor che piangeva in bagno a conferma che per nessuno fu facile ripartire da capo per la vittoria del campionato. Ma con passione, dedizione, lavoro e gli innesti dei nuovi calciatori l’anno successivo riuscimmo finalmente a centrare la promozione".
L’anno della promozione il Livorno rimase in testa al campionato per praticamente tutto l’anno. Poi la sconfitta con lo Spezia rischiò di vanificare tutto ma ancora una volta nelle difficoltà la squadra, sotto la sua ala, riuscì a compattarsi ancora di più centrando la vittoria.
"In effetti quella partita permise allo Spezia di avvicinarsi ad appena un punto di distacco. Rimanevano quattro partite che dovevamo vincere assolutamente per evitare di farci rimontare. E così fu. Inanellammo quattro vittorie e centrammo la promozione. Tra l’altro a dire il vero non avemmo mai il timore di perdere il campionato anzi, dopo il ko contro i liguri, eravamo ancora più consapevoli della nostra forza e dei nostri mezzi. Mi ricordo che dopo la partita contro lo Spezia, in cui subimmo diverse espulsioni a causa delle continue provocazioni dei bianconeri, pregai la squadra di non cadere in alcun tranello e di continuare ad andare avanti senza dare adito a voci esterne. Fummo bravissimi. Avevamo un gruppo, non dico imbattibile, ma sicuramente chi voleva avere la meglio su di noi doveva andare molto oltre le proprie possibilità. Avevamo valori grandissimi come: senso di appartenenza, rispetto nei confronti del pubblico e della società. Il lavoro di un allenatore molte volte, oltre che sul campo, è anche questo…cementare i valori e le qualità morali delle persone".
Al termine di quella stagione Osvaldo Jaconi lascia Livorno. Si è mai pentito di essersene andato e ha mai pensato ad un ritorno?
"Detti le dimissioni pur avendo un altro anno di contratto. E penso che i livornesi devono ricordarmi, oltre che per la vittoria del campionato, soprattutto perché decisi di lasciare. L’ho fatto per il bene del Livorno e fu una decisione ponderata. Addirittura vi regalo un aneddoto. Già il primo anno di Spinelli, per bocca di Spartaco Landini, venni contattato dal Livorno per poi essere lasciato libero in quanto non si erano create le condizioni adatte per un mio ingaggio come invece successe l’anno seguente. Se fossi rimasto, alle prime difficoltà, so che sarei andato incontro a un possibile esonero od a gravi problemi che avrebbero potuto minare la serenità della squadra e quindi il suo rendimento in campionato. Con Spinelli infatti, pur avendo avuto sempre un rapporto civile ed educato, avevamo vedute diverse. C’era tanto rispetto ma i concetti nel portare avanti la conduzione della squadra erano totalmente opposte e lasciarono il segno. Quindi immaginando sotto questo aspetto un futuro poco roseo, dopo la vittoria del campionato decisi di dire addio alla causa amaranto. Conseguentemente, sempre per i medesimi motivi, non si è mai potuto concretizzare un mio ritorno a Livorno. Mi rimane la soddisfazione che quel modo di lavorare e di pensare, insieme all’arrivo di Lucarelli ed al grande lavoro come chioccia di Igor, ha portato molti dei ragazzi che vinsero il campionato in serie C a calcare anche i campi della serie B e della serie A, davvero una gioia che mi ha riempito il cuore".
Che cosa fa oggi Osvaldo Jaconi?
"Diciamo una cosa fondamentale. Ho una passione smisurata, sin da piccolo, per il pallone ed anche oggi che ho 78 anni tale passione non accenna a placarsi anzi. Sono responsabile del settore giovanile di una società dilettantistica a Porto San Giorgio e mi diverto ancora ad insegnare ai ragazzi sul campo quello che ho imparato in tanti anni".
Le chiedo allora mister un saluto speciale a tutti i tifosi amaranto che la amano smisuratamente e che hanno sempre sperato, in fondo al cuore, che Osvaldo Jaconi potesse tornare.
"Ho vissuto per due anni a Livorno e non mi è mai capitato di sentire nominare altre squadre, vedi Milan, Juventus, Inter, ma solo il Livorno. Ho girato tutta Italia da allenatore e non ho mai trovato un attaccamento ed un senso di appartenenza così morbosi questo perché tutti, grandi e piccoli, amano la maglia amaranto. Il calore che da Livorno non l’ho trovato da nessuna parte neanche a Catania nota per la sua passione calcistica. L’amore per il calcio a Livorno ha radice profonde e questo amore, se da una parte è molto esigente, dall’altra da una carica enorme per il raggiungimento delle vittorie. Complimenti. Il cuore di Livorno è immenso direi quasi infinito".
Autore: Gabriele Favilli / Twitter: @amarantanews
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