Livorno – In questa disgraziata, assurda e tormentata stagione abbiamo visto due versioni, molto diverse, del Livorno. Una molle, svogliata, impalpabile e un'altra tosta, volenterosa nonostante i suoi evidenti limiti, e che in alcuni momenti ha giocato anche sprazzi di buon calcio. La prima l'abbiamo vista nelle sconfitte umilianti contro Ascoli e Cosenza mentre la seconda è quella che ha messo sotto per ampi tratti squadre di alta classifica come Entella, Chievo e più recentemente il Pordenone.
All'Arechi si sono viste nel corso della stessa partita entrambe le versioni del Livorno: nel primo tempo, complice forse un atteggiamento tattico eccessivamente rinunciatario, è scesa in campo una squadra abulica, senza mordente e incapace di reagire all'ennesimo errore del proprio portiere (Zima o Plizzari che sia) mentre nella ripresa gli amaranto sono rientrati con ben altro piglio costringendo i campani sulla difensiva e sfiorando più volte il gol del pareggio. Un risultato che sarebbe stato praticamente inutile vista l'attuale disperata situazione di classifica ma che Marras e compagni avrebbero ampiamente meritato.
L'unico elemento in comune di entrambe queste due versioni sono i risultati: sconfitti senza onore nel primo caso, con tanti rimpianti nel secondo. E la classifica ne è una deprimente sintesi. Tuttavia da qui alla fine della stagione non ci può essere spazio per il Livorno del primo tempo di Salerno: se proprio si deve retrocedere meglio farlo cadendo con l'onore delle armi e provando a giocarsela su tutti i campi, un atteggiamento speculativo, in questo momento della stagione non ha più alcun senso.
Autore: Luca Aprea / Twitter: @cafeponci
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