Livorno – Senso del gol, eleganza e cattiveria sotto porta. Questo era Andrea Bagnoli, ex attaccante di Livorno, Pisa, Pontedera e Spezia, oggi affermato procuratore di tanti ed importanti calciatori di serie A e B. A Livorno ha collezionato in due anni, dal 1993 al 1995, 51 presenze con 15 gol all’attivo.
Caro Andrea, partiamo dai tuoi ricordi dell’esperienza in amaranto con un primo anno esaltante ed un secondo meno positivo.
“Livorno è qualcosa di stupendo ed indescrivibile. Mi ha dato tantissimo, sicuramente più di quello che ho dato. Per quanto riguarda la mia esperienza in amaranto voglio partire da un aneddoto. Ero in trattativa con il Livorno ma non trovai l’accordo con l’allora presidente Achilli. Mentre stavo tornando a casa il grande Roberto Tancredi, che avevo tra l’altro avuto alla Cuiopelli, mi disse di tornare indietro avendo convinto Achilli ad ingaggiarmi. Mi piace sottolineare poi che, oltre che per i numeri, sono ricordato a Livorno soprattutto per le mie doti umani ed i miei valori. Cosa che devo dire mi è stata riconosciuta anche nelle altre piazze in cui ho giocato. Il primo anno fu davvero esaltante mentre il secondo ebbi qualche problema ma non per questo fu meno gratificante. Anzi. Aggiungo che al termine della stagione 94-95 decisi di lasciare Livorno con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del contratto proprio perché, visto il grande amore verso la maglia e verso i tifosi, sentivo ormai di aver dato tutto e che la mia avventura fosse ormai conclusa”.
Dopo Livorno hai vestito le maglie di Pisa e Pontedera, nonostante questo sei ricordato in maniera molto calorosa...
“Sai qual’è la cosa più gratificante? Quando le persone mi incontrano sottolineano sempre il fatto che nonostante abbia vestito le maglie di Livorno, Pisa e Pontedera, squadre rivali quindi, sono amato e rispettato da tutti. Questa è una cosa che mi da gioia e mi riempie d’orgoglio. Una cosa stupenda da raccontare ai figli”.
A distanza di tanti anni, da uomo maturo quale sei adesso, faresti ancora la scelta di lasciare Livorno oppure col senno del poi sarebbe stato più giusto rimanere?
“Dopo aver lasciato Livorno stetti chiuso per due giorni nella mia casa al mare. Ma fu una scelta dettata dal cuore. Achilli non aveva risorse da immettere nella squadra ed a me non andava di presentarmi davanti ai tifosi affermando magari di puntare alla vittoria del campionato quando poi sapevamo che non sarebbe potuto essere così”.
A Livorno hai segnato tanti gol. Ti cito in particolare però i primi due al Viareggio e l’ultimo a Teramo. Che differenze e che sensazioni.
“Allora, la prima doppietta, contro il Viareggio di Morgia pretendente alla vittoria finale, fu qualcosa di grandioso. Venivamo da un precampionato esaltante, gare stupende contro Samp e Inter ma contro il Viareggio facemmo una prestazione davvero super. Ho ancora i brividi nel ricordare tutta quella gente allo stadio. Feci due gol nell’arco di pochi minuti a coronamento di una partita entusiasmante dominata dall’inizio alla fine. Mentre per quanto riguarda l’ultimo gol a Teramo penso che sia stato il destino a volermi regalare l’ultima gioia in amaranto. La mattina prima della gara infatti Schwoch, titolarissimo e capocannoniere della squadra, ebbe un attacco febbrile e toccò a me scendere in campo dal primo minuto. Dopo tanti problemi quell’anno, soprattutto con l’allenatore, mi si stava presentando finalmente l’occasione per il riscatto. E così fu. Tra l’altro segnai uno dei miei rarissimi gol da fuori area con la palla all’incrocio dei pali”.
Oggi Andrea Bagnoli è un procuratore affermato, rappresentante di giocatori importanti e di spessore. Tra l’altro ricordi in passato i grandi affari anche col Livorno.
“In effetti col Livorno ho sempre fatto grandi affari. Da Paulinho, fiore all’occhiello che Spinelli definì il nuovo Protti preso per pochi spiccioli e venduto a fior di milioni, ad Emerson per ricordare poi i vari Matteini, Biliotti e tanti altri. Davvero un periodo indimenticabile anche quello”.
Unico rammarico non aver potuto regalare nei tuoi anni a Livorno una promozione ai tifosi, con la delusione di Castel di Sangro che a distanza di anni brucia ancora?
“In effetti abbiamo sfiorato l’impresa sia nel primo anno, sfortunati nell’incappare nelle irraggiungibili Gualdo e Pontedera, sia nel secondo contro lo spauracchio Castel di Sangro. Ti racconto una cosa della sfida contro gli abruzzesi. La gara di ritorno, di fatto, la perdemmo al gol di Mitri che a pochi minuti dalla fine sancì il 4-2 nella partita di andata. Fu una doccia gelata quando pensavamo di avere in pugno partita e qualificazione. Andammo a Castel di Sangro, non dico da rassegnati, ma consci che passare il turno sarebbe stata un’impresa. Ed infatti fummo eliminati. Quel gol fu davvero devastante tra l’altro contro una squadra fortissima guidata magistralmente dal grande Osvaldo Jaconi. Mi ricordo che in tribuna in quella partita c’era anche il mio grande amico Igor Protti, a cui mandò un sincero abbraccio ed un grandissimo in bocca al lupo”.
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