La triste fine del Magona

28.09.2024 18:12 di  Marco Ceccarini   vedi letture
La triste fine del Magona

Piombino – Sono stato per caso, giorni fa, allo stadio Magona, lo stadio di Piombino. Non c’era un motivo particolare. Non c’era una partita da seguire o anche solo da vedere, ma ero a Piombino per fatti miei e sulle orme dei personali ricordi, dato che a Piombino ho lavorato e vissuto una trentina di anni fa, sono andato in viale Regina Margherita, dove avevo casa, di fronte a quello che una volta era l’ingresso principale del Magona d’Italia.

Lo stadio, uno stadio che ha vissuto anche i fasti della Serie B, è ben diverso da com’era a quel tempo. In primis non si entra più dal suggestivo ingresso di viale Regina Margherita, ma da via Collodi, dove un tempo c’era il Sussidiario, che i piombinesi chiamavano il campo Marrone perché senza erba, ormai da tempo trasformato in parcheggio. Non c’è più neppure la biglietteria, od almeno io non l’ho vista, neanche fosse il campo di una squadretta di amatori. Quando tre anni fa, per motivi professionali, andai al Magona per vedere la gara tra Piombino e Livorno, valida per l’Eccellenza regionale, se non ricordo male la biglietteria era un tavolino dove un uomo seduto su una sedia da mare staccava i biglietti o rilasciava gli accrediti od i biglietti omaggio.

Mi sono informato con delle persone incontrate in zona. Quel che resta del bar, una volta circolo ricreativo, offre adesso il minimo sindacale di un servizio anonimo. Così, almeno, pare. Mi hanno detto che non si fanno più sagre, feste, pranzi, cene di finanziamento per la società del Piombino, o meglio dell’Atletico Piombino, che retrocessa dall’Eccellenza, milita oggi in Promozione, sesto livello del calcio nazionale e seconda divisione regionale, mentre la Piombino calcistica meriterebbe categorie più importanti e uno stadio tenuto in modo migliore.

Personalmente non so a chi vanno attribuite le responsabilità. Credo che il campo sportivo sia di proprietà comunale ed immagino sia in gestione. In genere accade così in molte realtà, dilettantistiche e professionistiche, ma non è detto che sia così anche a Piombino. Non ho indagato. Ho provato però amarezza, una grande amarezza, perché è evidente che chi lo gestisce, chiunque sia, non lo tiene in buone condizioni. Sembra che non venga svolta un’adeguata manutenzione. Campo da gioco ed impianto versano in condizioni a dir poco critiche. Invece, quando lavoravo a Piombino, il Magona era degnamente conservato ed era l’orgoglio della Piombino calcistica, teatro delle gesta casalinghe del club, che allora si chiamava Unione Sportiva Piombino, con tanto di tribuna, gradinata, curva e sottopassaggio per entrare in campo.

Non c’è più la tribuna, oggi, allo stadio Magona. La sua assenza, già notata con enorme dispiacere tre anni fa, è la prima cosa che salta agli occhi. Anzi, è stata proprio questa mancanza che mi ha indotto a scrivere questo articolo, che vuole essere non di critica, ma di stimolo, sincero stimolo nella speranza che la seconda città della provincia di Livorno, che ha dato i natali a uomini che hanno fatto la storia del calcio italiano come Lido Vieri, Enzo Riccomini, Nedo Sonetti, Aldo Agroppi, si ricolleghi al suo passato calcistico glorioso, a partire dalla ristrutturazione di quello stadio che vide il Piombino militare in Cadetteria e sfiorare la promozione in Serie A, che ha contenuto anche quindicimila persone come accadde negli anni Cinquanta nella famosa partita vinta con la Roma, ma che se ripristinato potrebbe andare molto bene anche oggi.

Della bella tribuna, demolita e mai ricostruita, resta la nuda palazzina stile liberty dove trovano spazio gli spogliatoi e la sala della scherma che fu il regno della gloriosa Sempre Avanti, antesignana dell’Unione Sportiva e quindi dell’attuale Atletico.

Tre anni fa, quando andai a vedere la citata gara tra Piombino e Livorno, nel dopo partita andai nell’androne degli spogliatoi, dove era stata allestita un’improvvisata sala stampa. Gli spogliatoi, un po’ ammuffiti, sembravano degli stanzoni degradati. Mi dicono che non sia cambiato molto. Della tribuna non più ricostruita abbiamo detto. La curva, da parte sua, è da tempo inagibile. Fu aperta tre anni fa contro il Livorno ed è stata riaperta lo scorso campionato quando da Firenze arrivarono i tifosi del Lebowski, un’eccezione in queste categorie, ragazzi in gamba che seguono in massa la squadra, perché la squadra è di loro proprietà e la seguono con amore. Ma nel complesso, adesso, la curva sembra una giungla con piante che la divorano e si arrampicano ovunque. La gradinata, invece, sta leggermente meglio. Non perché lì non ci siano le piante e le erbacce da tagliare, non perché sia assente la mancanza di decoro, ma perché almeno funziona, è aperta, può accogliere i tifosi, anche se l’impalcatura che ripara dalla pioggia violenta la storica struttura.

Ma la cosa triste è che l’impianto, nel complesso, sembra lasciato all’incuria e alla mancanza di rispetto del nobile passato. Ed è un peccato che questo avvenga, perché i ragazzi che giocano nel Piombino, oggi come ieri, sono giovani molto bravi e volenterosi, molti vengono da Livorno, altri dalla Valdicornia, altri ancora da altre zone, più o meno limitrofe. Sicuramente sarebbero maggiormente motivati se giocassero in un campo sportivo moderno, funzionale, ben tenuto, in un impianto degno di essere chiamato stadio, con una vera tribuna posizionata dove deve stare.

Se non ricordo male, un tempo c’era a Piombino un comitato per lo stadio che, vado a memoria, faceva anche delle buone cose, per quanto poteva, per mantenere il Magona in condizioni accettabili. C’erano i volontari, c’era gente che si dava da fare. Invece, oggi, sembra che a Piombino la demotivazione regni sovrana. È come se il calcio si fosse fermato. O sbaglio? Se sbaglio, mi si spieghi. Sarò lieto di scrivere un nuovo editoriale per evidenziare le cose belle, i progetti, che si vogliono realizzare per restaurare il Magona e rilanciare il calcio a Piombino.

Sono quarant’anni che il Piombino è assente dalla Serie D. Troppo tempo. Ed è, quella dei nerazzurri, un’assenza che fa male all’intero movimento calcistico regionale e direi anche nazionale.

Per quanto mi riguarda, essendo rimasto legato a Piombino, ho seguito un po’ la recente campagna elettorale per le elezioni amministrative. Ricordo di aver sentito parlare, in quei giorni, di un possibile finanziamento di 4 milioni di euro per rimettere in sesto proprio il Magona in quanto bene artistico e culturale, vista la palazzina liberty che ancora resiste. Una cifra, detto per inciso, che se ben usata, probabilmente, potrebbe consentire di mettere a posto anche il Marianelli di Salivoli e il campo di Montemazzano. La speranza è che, rinnovata l’amministrazione locale, non ci si dimentichi quella idea. Senza progetti esecutivi, ogni finanziamento è destinato a sfumare ed è altrettanto certo che, senza prospettive concrete, il povero Magona, teatro di tante battaglie sportive, proseguirà la sua lenta agonia.

Non c’è futuro per il calcio, a Piombino, se non c’è anche futuro per lo stadio. Per questo e per tutti i motivi esposti sarebbe opportuno che il Comune o l’Atletico Piombino, oppure entrambi, trovassero una soluzione al doloroso degrado del maggiore impianto sportivo cittadino, che è un problema sentito da molti piombinesi, anche se non pochi rimangono in silenzio. Il Magona era uno dei gioielli della città e tale deve tornare ad essere. L’alternativa è che, nonostante il dolore, la città resti impotente ad osservare la triste fine di quello che, innegabilmente, è stato uno dei tempi del calcio toscano.