Livorno – Campano di Agragola, Domenico D’Antò, detto Mimmo ha vestito la maglia amaranto nelle stagioni 1994-95 e 1995-96 disputando campionati importanti e mettendo a segno gol pesanti e di pregevole fattura. Amato per il suo grande attaccamento alla maglia e per il suo carisma di lui sono rimaste impresse soprattutto la grande velocità e rapidità che ne facevano un’ arma letale in area di rigore.
Mimmo, sono passati tanti anni da quando hai vestito la maglia amaranto. Che emozioni ti suscita ancora oggi, a distanza di tanto tempo, la parola ‘Livorno’?
“Quando sento nominare Livorno mi sobbalza il cuore. Città bellissima, pubblico passionale davvero un ambiente stupendo. Tra l’altro parlavo proprio con mia moglie e mio figlio che manco da Livorno da tanto tempo e vorrei presto tornarci insieme a loro”.
Hai vestito la maglia del Livorno per due stagioni. In entrambi i casi ha sfiorato la promozione. Che ricordi di quegli anni?
“Il mio rammarico più grande è proprio quello di non aver potuto festeggiare una promozione con la maglia amaranto. Ci tenevo molto sapendo poi quanto i tifosi tenessero alla vittoria del campionato. Il calcio è questo fatto di grandi gioie e grandi delusioni. Di quegli anni ho ricordi stupendi ed indelebili. Il primo anno davvero indimenticabile. Ero alla mia prima esperienza lontano da casa e mi sentivo come se fossi in serie A. Segnai gol importanti (Rimini, Cecina, Maceratese) e con l’indimenticato mister Giuliano Zoratti riuscimmo a creare un gruppo fantastico fatto di uomini e persone di altissimo spessore. Il secondo anno invece fu tra virgolette meno tranquillo. C’era stato il cambio di allenatore, era arrivato infatti Papadopulo, ma soprattutto risultati altalenanti. Il gruppo era meno legato rispetto al primo anno ma comunque avevamo dei valori importanti nonostante non riuscissi a giocare spesso. Purtroppo perdemmo la finale contro la Fermana e ricordo le tante lacrime versate e la sensazione di essere arrivato dopo quella sconfitta alla fine del mio percorso in amaranto”.
Di quei tuoi due anni in amaranto penso che uno, o forse il ricordo, più indelebile sia senz’altro l’amichevole con l’Inter nell’estate del 1993 dove il Livorno strappò un pareggio davanti a ventimila persone.
“Mi ricordo che entrai in campo ed avevo i brividi inoltre eravamo in diretta tivù. Quando tornai al mio paese fui accolto come un eroe. Vivemmo una serata indimenticabile e capimmo davvero che il Livorno doveva calcare palcoscenici più importanti della C2. Quella sera mi resi conto l’importanza di vestire la gloriosa casacca amaranto”.
Hai ancora contatti con gli ex compagni a distanza di tanti anni?
“Certamente, si. Sento Scalzo, che è venuto a trovarmi, Boccafogli e soprattutto sono in contatto con tante famiglie che conobbi nei miei anni a Livorno e che mi sono state vicino. Purtroppo alcuni di loro non ci sono più mi dispiace non averli potuti salutare un’ultima volta ma li porto sempre nel mio cuore grazie al bene che mi hanno fatto”.
Che rapporto ha Mimmo D’Antò oggi col calcio?
“Alleno i bambini del 2012 di una scuola calcio del mio paese. Con loro ho ritrovato il piacere di sorridere e di emozionarmi per il calcio. Se permetti vorrei mandare il mio personale saluto ad Igor Protti. Ho visto sui social il video con Cristiano Lucarelli e mi sono davvero emozionato. Spero tanto che riesca a vincere la sua battaglia più grande (piange D’antò nel ricordare questo episodio)”.
Autore: Gabriele Favilli / Twitter: @amarantanews
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