Livorno – Chi non ricorda Maurizio Manetti, ex capitano del Livorno passato alla storia per aver marcato, ed anche degnamente, nientemeno che Diego Armando Maradona, stella del Napoli, in un’epica gara della Coppa Italia di Serie A e B disputata all’Ardenza nell’agosto 1987, dopo aver alzato al cielo, appena due mesi prima, la Coppa Italia di Serie C?
A Livorno, tutti o quasi ricordano il difensore Manetti, livornese di nascita e di formazione calcistica, giocatore amaranto dal 1984 al 1988. A lui, come ad altri ex che sono rimasti nel cuore dei tifosi, abbiamo chiesto cosa si deve fare per far rinascere il Livorno, tanto più adesso che proprio oggi, giovedì 5 agosto, la squadra non è stata ammessa al campionato di Serie D e dunque si è chiusa la vicenda sportiva del club di via Indipendenza.
“La prima cosa che mi auguro è che questi soci e collaboratori, dirigenti e pseudo-dirigenti, che hanno distrutto il Livorno, se ne vadano al più presto e per sempre dalla nostra città”, ha detto Manetti in esclusiva ad Amaranta.it. “Il rinnovamento deve essere totale e di quest’orda di personaggi non ne deve rimanere nemmeno uno”.
Detto ciò, in prospettiva futura, Manetti ha sottolineato: “Per me gli anni al Livorno sono stati il momento più bello ed importante della mia carriera calcistica. Io non tifo neanche una squadra in Serie A, ma solo il Livorno. Per ripartire occorre una nuova società, sostenuta da qualche imprenditore serio e possibilmente locale, meglio se dalla Serie D o dall’Eccellenza regionale, perché in caso contrario, sempre che i dirigenti dell’altra società siano d’accordo, sarebbe meglio subentrare a un’altra realtà cittadina, ad esempio la Pro Livorno che è anch’essa in Serie D, perché per il Livorno ripartire dalla Seconda o dalla Terza categoria sarebbe tragico”.
“In ogni caso, sia che si riparta con una società ex novo o si trovi un accordo con un altro club, quanto accadrà non deve prescindere dalla possibilità di avere a disposizione il marchio Unione Sportiva Livorno”, ha concluso l’ex capitano amaranto. “Io almeno la penso così. L’utilizzo del marchio, in prospettiva, deve però associarsi alla possibilità di riappropriarsi del legittimo titolo sportivo del Livorno Calcio”.
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