Livorno - Un biennio a Livorno, con alti e bassi e un addio con qualche rimpianto per cosa poteva fare e non ha potuto. Rahman Rezaei si racconta, spaziando tra il dopo Livorno, la famiglia e la sua carriera da allenatore.
Il 45enne oggi allena il Zob Ahan, squadra della Persian Gulf Pro League: “Dopo aver chiuso la mia esperienza italiana nel 2008, sono tornato in patria dove ho giocato nel Persepolis, poi in Qatar e nuovamente in Iran dove ho chiuso la carriera. Cinque anni fa ho iniziato a fare l’assistente allenatore di una squadra iraniana e poi ho avuto l’opportunità di essere il tecnico principale in seconda divisione. Ora sto preparando con molti buoni propositi questa stagione nel massimo torneo".
Rezaei, ricorda con piacere i sette anni italiani: “Bellissima esperienza, anni bellissimi. Mi sono divertito come giocatore e anche fuori dal terreno di gioco. Torno spesso in Italia, abbiamo casa a Treviso. Mio suocero prima era a Perugia, poi si è trasferito a Treviso e nel 2006 e spesso li andiamo a trovare. Io ormai ho il passaporto italiano, mia moglie è di Assisi. I miei figli sono nati a Pisa e Treviso. Bellissima città, ci piace molto. Mi sento ormai un trevigiano, anche se ho lasciato forti legami in tutte le piazze in cui sono stato, da Perugia a Messina e Livorno, dove abbiamo scritto una pagina della storia del club con l'esperienza in coppa Uefa”.
Tra l'altro Rezaei è stato votato dall'Asian football federation come il secondo migliore giocatore asiatico ad aver mai militato nella massima serie, battendo altri nomi di grandi protagonisti nel nostro campionato come Nakata, Nagatomo e Bresciano.
Futuro da allenatore in Italia per Rezaei? " Al momento mi trovo molto bene al Zob Ahan. Intanto mi sono posto l’obiettivo di fare bene in campionato. Mi piacerebbe fare esperienza in Iran per poi, fra 2 o 3 anni, rientrare in Italia ad allenare. Anche in Serie C sarebbe bello ma ovviamente dipende da quello che farò in questi anni. Mi auguro di poter sedere sulla panchina di una delle squadre in cui ho giocato, e fare bene almeno quanto ho fatto sul campo".
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