Livorno - Una bella vittoria, a coronamento di una gara in cui la squadra di Dal Canto ha saputo soffrire contro una delle compagini più attrezzate di questo torneo e portare a casa la posta piena nettamente, senza aver rubato nulla ma anzi uscendo alla distanza e con autorità. Una vittoria che fa il paio con quella ottenuta a Meda, che alimenta i rimpianti di una squadra che ha saputo andare a vincere sul campo delle prime due squadre di questo torneo.
Tutto questo nel giorno in cui il commendator Spinelli seppellisce l'ascia di guerra e compie un atto di amore verso questa città e questa maglia togliendo parecchie castagne dal fuoco. Un gesto a cui noi tutti dovremmo essere grati, fatto da colui il quale è stato vittima a più riprese di una vera e propria persecuzione da quella parte di tifoseria che, in modo becero, gli attribuisce ogni male possibile e di aver rovinato (sic) la reputazione immacolata della Livorno calcistica.
Un gesto che dà un colpo di spugna anche alla gestione "ballerina" degli ultimi mesi, che ha visto succedersi al timone del sodalizio amaranto soci che hanno distrutto più che creato, che hanno cercato attraverso polemiche e comunicati di scaricare le loro responsabilità su altri soggetti o addirittura su chi per 21 anni ha avuto il merito di tenere il Livorno lontano da parole come "insolvenza" e "fallimento".
Non possiamo farci tante illusioni: non è finita, il gesto del commendator Spinelli e il decisionismo con cui il sciu Aldo è sceso in campo per salvare il calcio a Livorno serve a tutti per ricordare la grandezza e lo spessore di quello che senza dubbio è il miglior presidente della storia amaranto. E le retrocessioni degli ultimi anni, sono la prova provata che non sempre le cose possono andare per il verso giusto, che il tempo passa per tutti e che senza un sostegno attivo da parte della piazza e dell'amministrazione comunale è difficile per chiunque andare avanti.
Ci interessa poco o niente essere considerati "di parte", o al soldo di qualcuno, termini che vanno di moda al momento per etichettare un modo di pensare diverso senza avere la minima intenzione di capire le ragioni di fondo di quell'opinione. Un atteggiamento che non aiuterà mai a crescere, che ha fatto sperperare un patrimonio assaporato per tanti anni senza la benchè minima voglia di lavorare per tenerselo stretto o per favorire i presupposti di fatto per una permanenza duratura del Livorno nelle alte sfere del calcio italiano.
Per quelli che preferiscono "sparire", ricordiamo i 4 fallimenti, l'eccellenza, le gestioni a vista, quelli che dicevano "pagherò domani" e chi ha promesso mare e monti, o scalate a colpi di aumenti di capitale non dando alcun seguito con i fatti a cotanti proclami. Tante volte è bene accontentarsi che fare salti nel vuoto illusi dalle parole al vento dell'avventuriero di turno.
E' il momento di capire, lo abbiamo già detto e ripetuto più volte in tempi non sospetti e lo ribadiamo in maniera ancora più decisa adesso, che serve remare verso un'unica direzione per il bene del Livorno. Mettere da parte odi, divisioni, risentimenti e accordi sottobanco per capire che la salvezza del calcio a Livorno e l'eventuale risalita non può prescindere da un'unione di intenti da parte di tutti.
Quando questo è successo il Livorno ha vissuto i suoi momenti migliori, quando viceversa sono iniziate le divisioni e le contestazioni la discesa verso il basso è stata inesorabile.
Non potrà mai andare sempre tutto per il verso giusto, non sempre il campionato ci vedrà primeggiare, e potrebbe anche andare tutto storto. Ma con la voglia di fare il bene del Livorno da parte di tutti, nel rispetto reciproco dei ruoli e delle competenze di ciascuno, ci sarà una base su cui ricostruire una risalita, uno "zoccolo duro" (termine che viene spesso usato per la tifoseria, ma che andrebbe esteso a tutte le componenti, l'amministrazione comunale, la società, i giocatori e gli addetti ai lavori..) da cui ripartire per tornare più forti di prima dove per storia e tradizione sportiva meritiamo.
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