Livorno - La calma che questo Natale, con la sosta, ha imposto alle vicende del Livorno, ci deve fare riflettere sulle tumultuose vicende degli ultimi mesi con un pensiero al futuro prossimo. Occorrono soldi, tanti soldi, maledetti e subito.
Un club calcistico che retrocede da una serie superiore, se non attua una politica di riduzione e contenimento dei costi, è costretto ad affrontare il nuovo campionato con spese che rischiano di travolgerla. Ciò è accaduto alla società amaranto, vittima inconsapevole di una vendita effettuata nel momento storico peggiore, a pandemia in corso, con stadi chiusi, senza possibilità di incassi, priva di ristori governativi ed orfana del suo padre padrone che per 21 anni ha provveduto ad ogni necessità, richiamato poi a provvedere a tempo quasi scaduto, in una partita che ci ha tenuto con il fiato sospeso per giorni e giorni.
Adesso? Il futuro è ancora incerto e il presidente Giorgio Heller è alla ricerca di sostegni, di nuovi soci e sponsor. Riuscirà nei suoi intenti? Ce lo auguriamo. E la domanda che ci poniamo è se ancora una volta assisteremo ad interventi forestieri, mentre il tessuto economico cittadino resterà alla finestra in maniera passiva. Il calcio moderno è investimento, commercio, ritorno di immagine, pubblicità; sono ancora pochi, in Italia, gli imprenditori che se ne sono resi conto, se si considera che sono ben pochi i club di calcio capaci di produrre utili. Una sponsorizzazione di media entità, dal punto di vista fiscale, concede vantaggi molto importanti: fino a 200 mila euro annui tali costi sono interamente deducibili (ex art. 108 Tuir, ndr) dal reddito d’impresa così come è detraibile la relativa Iva.
Potremo contare, almeno a livello di sponsor, su qualche azienda che opera in città? Ci sono tra noi realtà produttive che, volendo, potrebbero dar vita ad un consorzio di imprese che, con una quota annuale, potrebbero sostenere la gestione della nostra squadra di calcio? Secondo chi vi scrive, sì. Certo, la situazione non è delle più rosee. La contrazione dei mercati, dovuta alla pandemia ha inciso profondamente sui fatturati e sui relativi utili delle aziende, ma il tessuto imprenditoriale cittadino dovrebbe rispondere all’appello che si propagherà dalle stanze della società di via Indipendenza.. Nonostante la grave crisi economica che la città di Livorno, da anni, sta vivendo, esistono, in città realtà che potrebbero fattivamente concorrere. Ci sono imprese sane ed importanti negli ambiti dell’economia marittima, portuale, logistica, alimentare, alberghiera, aeronautico-spaziale, elettromedicale, immobiliare.
Con l’ausilio della politica, al di sopra degli schieramenti, potrebbe essere intrapresa la strada che, passo dopo passo, potrebbe riportare la gloriosa Unione in mani cittadine o comunque almeno in parte.
Capiamo le obiezioni di chi, eventualmente, paventa le contestazioni sotto casa, il rapporto difficile con la piazza in caso di mediocri risultati. Ma i tempi sono oggettivamente cambiati, rispetto al passato. Livorno e la sua tifoseria hanno acquisito maturità sportiva. Il tempo delle “ombrellate” è tramontato. Dare concretamente una mano alla squadra della città dove si opera, e si ottiene un profitto, dovrebbe essere un onere dettato da un moto di onore e, ci auguriamo, che l’appello in qualche modo lanciato dal presidente Heller tramite Amaranta.it faccia breccia e venga raccolto dagli imprenditori e dalle forze vive della città.
Autore: Paolo Verner / Twitter: @amarantanews
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