Esclusiva. Ivan: "A Livorno gli anni più belli della mia vita calcistica"

Livorno – Andrea Ivan, oggi 47 anni, è e rimarrà sempre nel cuore dei tifosi amaranto. Come si può dimenticare, infatti, il biondo portiere della squadra di Osvaldo Jaconi che, trascinata dai gol di Igor Protti, conquistò la promozione facendo tornare il Livorno in Serie B dopo trent'anni?
Amaranta.it, in questo periodo di emergenza sanitaria da coronavirus Covid-19, lo ha raggiunto telefonicamente per proporre un'esclusiva ai suoi lettori.
“Attualmente faccio l'allenatore dei portieri del settore giovanile e il direttore sportivo della scuola calcio dello Sporting Arno, proprio la stessa società in cui ho mosso i primi passi, assieme all'amico e collega Vincenzo”, inizia Andrea. Che subito fa una parentesi: “Quando mi chiamate da Livorno è sempre un piacere. A Livorno ho vissuto momenti esaltanti ed intensi, per cui il ricordo di quel periodo mi riempie il cuore e mi fa rivivere emozioni indelebili”.
Ma riavvolgiamo il nastro e procediamo con ordine. Ivan, come detto, adesso coordina alcune importanti attività del settore giovanile dello Sporting Arno, vivace società di Badia a Settimo, alle porte di Firenze, assieme a Vincenzo Moccia, istruttore e direttore tecnico. Lo Sporting Arno è un'importante realtà del calcio giovanile fiorentino. Da quella società sono transitati molti giocatori che poi hanno avuto un discreto successo. Tra questi, oltre ad Ivan, è senz'altro da ricordare il centrocampista Marco Biagianti, anche lui ex amaranto.
Ivan, nato a Firenze nel gennaio 1973, approdò al Poggibonsi, in Serie C2, che aveva appena 17 anni. Un po' di gavetta e neanche due anni dopo era il portiere titolare della formazione giallorossa. Da qui, a 21 anni, passò all'Ascoli in B dove però retrocesse e quindi al Siena in C1 dove si impose all'attenzione degli addetti ai lavori per la sicurezza delle sue uscite e il suo colpo d'occhio. Dopo una parentesi brevissima al Foggia, in B, a soli 24 anni approdò alla Salernitana, in B, lanciatissima verso uno storico ritorno in Serie A. L'obiettivo non fu fallito ed Ivan, nel giro di pochi mesi, si trovò a disputare la massima divisione nazionale ed a giocarsi il posto da titolare con un mostro sacro della categoria dei portieri di allora, Daniele Balli, anche lui fiorentino. E con la maglia della Salernitana si rese protagonista di una piccola-grande impresa di cui parlarono, al momento, tutti i giornali, le radio, le televisioni. Allo stadio Arechi di Salerno, contro lo stratosferico Parma che sfiorava scudetti, vinceva coppe europee e coppe Italia come se fossero tornei estivi, parò un rigore nientemeno che a Hernàn Crespo, il fuoriclasse dell'Argentina.
“Retrocedemmo purtroppo in B e l'anno seguente, dopo un avvio di campionato che non mi dava soddisfazione, presi a guardarmi attorno”, continua Andrea. “Seppi che il Livorno mi voleva. Gli amaranto erano in Serie C ma la società era stata da poco acquisita da Spinelli e si sapeva dei progetti che aveva. Non ci misi molto ad accettare”. Ed appena arrivato, neanche il tempo di conoscere i compagni di squadra, si può dire, che subito debuttò, all'Ardenza, contro il Pisa nel derby in cui Protti venne espulso per una gomitata e prese undici giornate di squalifica.
Iniziò così, agli albori del terzo millennio, l'avventura di Andrea Ivan al Livorno, dove rimase due anni e mezzo, fino a quando, dopo la promozione in B, lasciò la squadra amaranto per andare a difendere la porta della nuova Fiorentina, che per un anno dovette chiamarsi Florentia Viola a causa del fallimento che dalla Serie A l'aveva scaraventata in C2.
“Quelli di Livorno sono stati gli anni più esaltanti”, precisa Ivan. “In particolare sono stati straordinari quelli con Jaconi allenatore. Alla maglia amaranto lego il ricordo più bello della mia carriera da calciatore”. E ancora: “Che il Livorno lo colloco al primo posto è confermato dal fatto che con i ragazzi della squadra di Jaconi ci sentiamo regolarmente. Abbiamo fatto un gruppo whatsapp e ci scambiamo idee, sensazioni, saluti. L'amministratore del gruppo, chiaramente, è lui, Jaconi”.
Se il rigore neutralizzato a Crespo è il gesto sportivo che più gli ha dato notorietà, non meno emozionante, per lui, è stato però il rigore parato a Mimmo Costanzo del Pisa, all'arena Garibaldi, in quello che è passato alla storia come il “derby dei seggiolini”. Andò così. L'arbitro concesse ai nerazzurri un penalty che ai più sembrò inesistente. Ivan allora si avvicinò a Costanzo, che fino a quel momento aveva reclamato a gran voce un rigore anche per il Pisa, dopo quello concesso al Livorno e trasformato da Protti, e gli disse: “Ora che l'hai voluto, lo tiri te!”. Andrea e Mimmo si conoscevano molto bene e in quel momento erano anche vicini di casa a Tirrenia. Costanzo accettò la sfida e andò sulla palla. Ma sputacchiò un tiruccio debole. Ivan lo bloccò. Oggi Andrea lo ricorda così: “Fu un'emozione bellissima e fortissima. Presi quel pallone e come un trofeo e lo alzai al cielo”.
Dopo Livorno, come detto, Andrea passò alla Fiorentina perché la società amaranto decise di puntare sul suo vice, Marco Amelia, dopo che perfino il Pisa lo aveva corteggiato un po'. Ma Ivan, nel cuore, è rimasto affezionato non solo a quella squadra ma anche alla società amaranto: “Si vedeva che stavano costruendo qualcosa di importante”. E sul presidente Aldo Spinelli dice: “Era molto affezionato al Livorno ed a quanto mi risulta lo è ancora. Ci teneva e ci tiene a non fare brutte figure”.
Dopo essere arrivato in Serie B con la Fiorentina ed averci giocato, Ivan ha continuato a frequentare la serie cadetta prima nel Pescara e poi con l'Atalanta. Con i neroazzurri bergamaschi, anzi, è tornato in Serie A a 33 anni. E proprio lì, a Bergamo, a 35 anni ha chiuso con il calcio professionistico, decidendo di continuare, ancora per qualche anno, a livello dilettantistico, prima con il Mapello nella Bergamasca, poi in Toscana con Castelfranco, Fiesole Caldine, Audax Rufina, Incisa, fino a chiudere il cerchio, come nelle belle favole del calcio, con la squadra da cui, trent'anni prima o giù di lì, era partito, lo Sporting Arno. Nel mezzo, però, anche un'esperienza in Spagna, ad Ibiza, nel club dell'Eivissa, che prelevato da un gruppo economico italiano sembrava destinato a portare il grande calcio alle Baleari ma che invece fallì e chiuse i battenti per riaprirli solo di recente.
“Non ho rimpianti, i miei obiettivi li ho raggiunti tutti e sono molto soddisfatto di quanto ho fatto”, chiosa Ivan a conclusione dell'intervista. “Dopo il Livorno, nella classifica delle mie emozioni, ci stanno senz'altro la Fiorentina e l'Atalanta. La squadra viola perché è la squadra della mia città, quella nerazzurra perché a Bergamo ho vissuto un'esperienza fantastica sul piano umano ed organizzativo e perché l'Atalanta è sicuramente la società più evoluta in cui ho giocato. All'epoca mi sorprendevo come quel club bon fosse ai vertici del calcio nazionale. Oggi mi dico che avevo ragione”.
Andrea Ivan, oggi, vive a Scandicci, a pochi chilometri da Firenze, assieme alla moglie Serena Rosselli e ai due bambini, uno dei quali nato appena pochi giorni fa.
“Faccio il babbo a tempo pieno e sono felice”, conclude. “Il mio mondo, anche se in modo diverso, continua ad essere il calcio. Mi spiace solo notare che questo bello sport, oggi, è sempre più diviso. Troppa differenza, a livello organizzativo e di attenzioni, c'è tra il calcio professionistico e quello dilettantistico, sia nel bene che nel male, in tutti i sensi”. E riserva l'ultima considerazione, partendo dal fatto che dilettantismo e professionismo sembrano ormai due mondi a confronto, alle misure che la Federcalcio fa intendere di voler adottare come risposta all'epidemia da coronavirus: “Si parla della Serie A e della sua possibile ripresa come se quei giocatori, perché magari alcuni ricchi e famosi, possano essere esposti al rischio. Si ipotizza il ritorno in campo della A, forse la B, no tutti gli altri. O non c'è pericolo ed allora si gioca tutti o c'è pericolo ed allora si deve fermare tutto, anche la Serie A, perché la salute non guarda la maglia delle squadre e la categoria in cui queste giocano”.