Livorno - Il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli, intervistato da Italpress, ha detto la sua sul momento attualmente attraversato da molti club di Serie C, condizionati fortemente dalla nuova ondata di contagi. Un momento non facile per la terza serie nazionale, che deve far fronte ad una crisi economica oltre che sanitaria, dati i problemi che affliggono da tempo questo campionato.
“Il momento della Lega Pro è delicato", esordisce il numero uno della Serie C. "Partiamo da un dato: è un campionato Covid. È quindi un campionato molto difficile, pesantissimo per i club dal punto di vista economico. Non arrivano sostegni ai club, dal punto di vista della fiscalità e del ristoro per le enormi spese sanitarie, come dovrebbero arrivare per tutte le piccole-medie imprese. Dobbiamo andare avanti, è quello il nostro obiettivo, aspettando ciò che succederà a fine mese e cosa ci dirà la curva epidemiologica. Malgrado le difficoltà, vogliamo andare avanti con la verifica tra il 27-28 novembre. Logicamente, noi siamo allineati al Paese: se le autorità scientifiche ci diranno di andare avanti, andremo avanti, ma se ci imporranno uno stop, purtroppo ci fermeremo. Da spettatore, spero di vedere almeno una partita ogni domenica, perché la partita mi consente di allontanarmi almeno per 90 minuti dalla situazione personale che vivo. È un segnale sociale che noi siamo chiamati a dare. È vero che non è facile andare avanti, è vero che abbiamo rinviate tante partite, ma si è anche registrato un miglioramento nell’ultimo weekend, rispetto ai contagi a cascata segnalati nelle precedenti domeniche".
Il presidente di lega ha anche parlato del contraccolpo psicologico che i giocatori potrebbero avere a giocare in queste condizioni "Stress psicologico? Proprio qualche giorno fa, con l’Aic abbiamo affrontato il tema dei danni psicologici che affrontano i calciatori in questi mesi caratterizzati dalla pandemia. C’è un sentimento di precarietà che ci accomuna, ma dobbiamo provare ad andare avanti, come stanno provando a fare tutti i settori produttivi del Paese".
Altro problema, forse il principale, sarà quello economico che affliggerà tante società di terza serie. "Non è semplice come lega far sentire la propria voce ai piani alti. Sono d’accordo con il Presidente dell’Avellino, perché il problema non è solo la sofferenza delle casse dei club di C, ma anche la perdita di una parte del tessuto sociale, nel caso in cui ci fosse il collasso di alcune società. Se collassa la Serie C, questo Paese diventa molto più povero, perché perderebbe imprenditori importanti, persone, professionisti e tantissime altre cose. Le prime riforme da fare riguardano il fisco, la riduzione e una rateizzazione lunghissimo per quanto riguarda la fiscalità. Poi, bisogna pensare ad una liquidità da consegnare alle società, con la medesima garanzia che si dà alle piccole-medie imprese. Ci hanno tolto bigliettazione e sponsor, compresi quelli che avevano già un contratto. Meglio che stiamo zitti, sarebbe solo un enorme grido di dolore. La Premier league ha dato una cifra considerevole, pensando al sistema, con un ruolo di leadership. Come fanno a chiedere di eliminare gli sprechi se siamo quelli della cassa integrazione: vuol dire che gli emolumenti sono a livelli normali. Senza voler fare distinzioni per forza: noi a gennaio rischiamo il collasso. Da febbraio è un anno che non arriva un euro".
Infine, una pillola sulla tanto caldeggiata riforma dei campionati, ancora in stand-by: "La Lega Pro, nel 2011 e nel 2012, è stata l’unica a concretizzare una riforma, tagliando 30 squadre, passando da 90 a 60 squadre. Nonostante ciò, non è cambiato nulla. Noi siamo pronti a sederci ad un tavolo, siamo pronti a decidere, ma è un qualcosa che deve partire dalla Serie A e dalla Federazione”.
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