Dama. Il livornese Borghetti a un passo dalla leggenda

Livorno – Lo chiamano il Maradona della Dama. Michele Borghetti, 38 anni, livornese, è in effetti uno straordinario campione, l’unico al mondo ad essere “gran maestro” contemporaneamente nelle specialità italiana, inglese ed internazionale. Ma adesso Borghetti ha la possibilità di consacrarsi definitivamente come il campionissimo, come il più grande damista italiano di tutti i tempi, fermo restando che l’Italia ha ottime tradizioni a livello europeo ed internazionale.
Oggi, martedì 9 agosto, Borghetti è partito per gli Stati Uniti dove fra qualche giorno, a Cleveland, capitale dell’Ohio, sfiderà il russo Alex Moiseyev per il titolo mondiale di dama inglese. Moiseyev, 52 anni, dal 2008 vive negli Stati Uniti, dove ha sede l’Acf, l’American federation checker, che organizza appunto il match fra il russo ormai naturalizzato americano e lo sfidante italiano, uscito da un apposito torneo challenger si è svolto a Dublino, in Irlanda, nei mesi scorsi.
La gara delle meraviglie si svolgerà, per l’esattezza, da sabato 13 a martedì 23 agosto con una sola giornata di riposo, prevista per giovedì 18. I pronostici sono a favore del campione in carica, che è sul tetto del mondo dal 2002, ma l’ancor giovane damista livornese, tesserato per l’Associazione dama Foggia dopo aver fatto le fortune del Circolo damistico Livorno, non intende fare sconti e ci crede.
“Sono sereno e motivato”, ha dichiarato ad Amaranta.it prima della partenza. “So che di fronte avrò il migliore damista del mondo. Lo rispetto ma non lo temo”.
Borghetti è figlio d’arte. Michele è infatti figlio di quel Gianfranco Borghetti, oggi arbitro internazionale, che tanto lustro ha dato alla dama livornese ed italiana negli anni Settanta ed Ottanta. Ed è stato proprio il padre, inutile dirlo, il primo vero maestro di Michele. Cosicché, con orgoglio paterno, babbo Gianfranco sottolinea: “E’ ancora giovane e sono tranquillo e fiducioso per lui. E’ il giocatore che finora ha vinto più titoli nazionali, l’unico italiano ad essere gran maestro in tre discipline diverse”.
Quella dei Borghetti, a dire il vero, è una stirpe di eccellenti damisti. Gianfranco Borghetti ha avuto, a sua volta, un maestro in casa. Lo zio materno, Danilo Magnani, è stato infatti un buon giocatore ed arbitro internazionale. Lo stesso Gianfranco ha vinto ben nove titoli nella specialità internazionale fra prima serie ed assoluti a squadre, compreso un titolo assoluto individuale per corrispondenza, secondo una tecnica non più in uso, con match che duravano mesi e mesi. Logico, quindi, che Michele abbia respirato fin da piccolo, fra le mura domestiche, quell’aria che oggi lo fa essere, con undici titoli nazionali vinti nella dama italiana e tre in quella internazionale, il giocatore italiano più titolato. E questo, detto per inciso, nonostante da diversi anni ormai non prenda più parte, volontariamente, ai campionati nazionali.
Il curriculum di Borghetti junior è di primissimo piano. Oltre ad una enorme quantità di titoli giovanili o secondari o di prima serie, il livornese ha vinto il suo primo campionato assoluto nello stile italiano nel 1992 per ripetersi altre dieci volte negli anni 1993, 1995 e 1997 e poi ancora ininterrottamente dal 1999 al 2005. Nel frattempo, nel 1991, ha vinto ad appena 18 anni il suo primo campionato italiano di dama internazionale, ripetendosi nel 2004 e nel 2005 quando, aggiudicandosi in entrambe le occasioni i due titoli assoluti che la Federazione italiana può assegnare, ha prima uguagliato e poi superato l’impresa compiuta una sola volta da Marino Saletnik nel 1969. Inoltre, sempre nel 2004 e fino al 2006, Borghetti è stato ingaggiato dal Raes di Maastricht per partecipare al campionato d’Olanda.
Borghetti, che in famiglia chiamano Miki, è cresciuto nel Circolo damistico Livorno intitolato a Piero Piccioli, il damista che con sette titoli assoluti vinti fra il 1951 e il 1967, oltre che con diversi campionati secondari o tornei in cui ha primeggiato, è ancora oggi il secondo giocatore di dama più titolato a livello nazionale. Miki Borghetti ha trascinato il club livornese, in pochi anni, ad una serie di promozioni e al titolo di campione d’Italia a squadre, conquistato più volte e confermato anche nel 2010 agli assoluti di Catania.
Ricevuto il titolo di “maestro” della dama italiana nel 1989, e poco dopo di quella internazionale, oltre ad essere il più giovane italiano insignito di tali riconoscimenti, è divenuto “gran maestro” di dama italiana a soli 20 anni e nove mesi, sul finire del 1993. E in seguito tale riconoscimento gli è stato attribuito anche per quel che riguarda la disciplina internazionale e poi quella inglese.
Per dare un senso dell’abilità di Borghetti, il cui motto è “ad occhi chiusi si gioca meglio perché si è più concentrati”, va ricordato che il campione livornese ha fatto 40 punti su 46 ai giochi delle simultanee alla cieca, in altre parole giocando bendato contro ventitre avversari diversi ad occhi aperti, collezionando diciassette vittorie, sei pareggi e nessuna sconfitta.
Con la finale di Cleveland il damista livornese entra nella storia in quanto è la prima volta che un atleta europeo non americano od anglosassone, quindi non inglese ne’ irlandese o scozzese o gallese, si qualifica per la finale mondiale di dama inglese, che finora aveva visto partecipare solo giocatori anglosassoni od americani, in particolare statunitensi, anche naturalizzati. L’Italia della dama deve essere dunque orgogliosa di lui. E deve esserlo sopratutto Livorno. Un suo figlio, il cui nome rimarrà in ogni caso nella storia, è a un passo dalla leggenda. Se poi Borghetti, che si allena al circolo Atl di via delle Galere, dovesse portare al di qua dell’Oceano, in riva al mar Tirreno, il prestigioso titolo di campione del mondo di dama inglese, quella per intendersi dei circuiti professionistici, allora la leggenda, per lui e per Livorno, diventerebbe realtà e sarebbe un ulteriore vanto per una città che ha dato i natali a Borghetti ed a Piccioli, i due giocatori più titolati nella storia della dama italiana.