Non disprezzare Seravezza

30.01.2023 12:11 di  Marco Ceccarini   vedi letture
Tifosi del Livorno a Seravezza
Tifosi del Livorno a Seravezza

Livorno - Facciamo una premessa. Non sono le partite come la trasferta di Seravezza Pozzi quelle che, se non vinte, devono preoccupare i tifosi del Livorno. Il Seravezza di Amoroso, infatti, è una squadra ben strutturata, con buoni giocatori, tra le migliori di questo campionato di Serie D, per cui il pareggio ottenuto al Buon Riposo, almeno secondo il sottoscritto, è da considerarsi un risultato da non disprezzare. Le partite che devono lasciare l’amaro in bocca, al di là del risultato finale, sono semmai quelle giocate in trasferta con Città di Castello, Montespaccato, Orvietana, Sporting Trestina, Pianese, oppure quelle interne con Grosseto, Follonica Gavorrano, e via dicendo. Nella gara persa in casa contro la Sangiovannese al Magnozzi, ad esempio, il Livorno ha convinto di più che in quella vinta contro il Grosseto, se la vogliamo mettere sul piano del gioco espresso e sulla qualità dell’avversario di turno.

In diverse occasioni la squadra è apparsa senza nerbo, mediocre, tanto che oggi, a Livorno, molti pensano che con maggiore grinta, più determinazione, gli amaranto potrebbero avere qualche punto in più ed essere almeno in quarta posizione, subito sotto il terzetto formato da Pianese, Arezzo e Poggibonsi, squadre che guidano il campionato, piuttosto che sesto sotto anche Flaminia e Follonica Gavorrano.

Con tutto ciò, va detto che tra dicembre e gennaio la squadra amaranto è stata profondamente rinnovata, integrata con nuovi giocatori, mentre altri sono andati in altri club. Bisogna dunque sospendere il giudizio almeno per un altro po’ di tempo, in attesa che i nuovi si integrino e la trasformazione attuata inizi dare i suoi frutti. Come dire: anche se la maglia è la stessa, la squadra è diversa. In più essa è agli ordini di un allenatore, Esposito, che è sulla panchina amaranto da poco più di due mesi e quindi anche lui più dirsi nuovo.

Come dimostrano risultati e gioco espresso, il Livorno si esprime meglio in casa che lontano dalle mura amiche. I motivi sono molteplici. Il tifo dei propri sostenitori rappresenta senz’altro uno stimolo importante. Il fatto di giocare su un campo spazioso e ben curato, quello del Picchi, piuttosto che in terreni più piccoli e meno curati, tipici delle categorie dilettantistiche, chiude il cerchio di una situazione che tende a favorire il Livorno quando scende nel proprio stadio. Non a caso quando ha giocato al campo Magnozzi, pur non esprimendosi male, ha perso contro la Sangiovannese.

Tornando alla gara di Seravezza, in ogni caso, la squadra amaranto ha confermato la scarsa propensione al gol, soprattutto in trasferta, anche se qualche miglioramento c’è stato. Luci il capitano, nomen omen, ha acceso come spesso accade la luce del gioco, così come bisogna sottolineare i miglioramenti di Bamba e di Lo Faso. Frati, quando viene impiegato, si conferma un valido elemento e non si capisce perché non gli si dia più fiducia, così come non si capisce il mancato impiego di Russo. Evanescente, ancora una volta, è apparso invece El Bakhtaqui. Il neo arrivato Longo, il tanto atteso Longo, poco dopo il suo ingresso in campo è dovuto uscire per infortunio. Il nuovo portiere Bagheria sta dimostrando di poter formare, con Fogli, una coppia di estremi difensori assai validi, eppure giovani, per la quarta divisione nazionale.

Che la stagione, ormai, abbia poco da offrire in termini di promozione diretta in Serie C, appare del tutto evidente. Il Livorno, tuttavia, può ancora inserirsi nella lotta per i playoff e fa bene a crederci. Non sarà facile. La squadra ha dei limiti e al momento li ha dimostrati tutti. Ma occorre dare tempo alla riorganizzazione della squadra stessa e pensare eventualmente al futuro e alle basi che evidentemente si stanno gettando per quello. Il campionato è ancora lungo e molto, se non tutto, può accadere. Niente sarà facile per nessuno, non solo per il LIvorno. La sconfitta dell’Arezzo sul campo del Terranuova Traiana in quello che è stato un derby a dir poco inedito, qualora ce ne fosse bisogno, fa capire una volta di più che in nessuna categoria, in nessuna circostanza, si vince con il nome e con il blasone, ma con i ragazzi che vanno in campo e con il tecnico che fa crescere il gruppo squadra seduto in panchina.