Livorno - La "nuova" era Collacchioni si apre con un pareggio sul sintetico di Ostia. Un punto che, considerando lo 0 a 4 di domenica scorsa contro l'Arezzo che ha provocato le dimissioni di Esposito, ha il sapore di un brodino abbastanza insipido.
Nonostante il bel gol del vantaggio di Giampà in avvio gli amaranto, pur mettendo in campo cuore, corsa e impegno, hanno palesato tutti i limiti mostrati lontano dal "Picchi" in questa stagione, dove la vittoria manca dalla terza giornata, 0 a 2 sul campo del Terranuova. La rosa rivoluzionata e i cambi in panchina non hanno invertito il trend. Se all'Ardenza il Livorno dopo qualche pareggio di troppo, in cui la squadra non aveva comunque demeritato, ha ingranato una marcia alta, fuori casa la squadra è impacciata, fa fatica a costruire una minima parvenza di gioco, prende gol al primo soffio e, quale che sia l'avversario, ne subisce per ampi tratti una maggiore intensità. Ieri, per onestà intellettuale, va detto che tra squalificati e infortunati, per Collacchioni è stato davvero difficile mettere in campo una formazione equilibrata, considerando anche i salti mortali imposti dal regolamento delle quote, ma è anche vero che partite come quelle dell'Anco Marzio le abbiamo viste anche a rosa completa.
Se si tratta di un blocco psicologico o meno non è dato saperlo, resta il fatto che a sei giornate dalla fine, difficilmente le cose cambieranno. La squadra, piaccia o meno, è questa con i suoi pregi (pochi) e i suoi limiti (tanti, troppi). La mentalità vincente, verrebbe da dire parafrasando il Manzoni, "se uno non ce l'ha non se la può dare". E anche se il calcio ci ha abituato a smentire in un attimo scenari consolidati, 28 partite di campionato sono abbastanza per non farsi troppe illusioni. Questi siamo.
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