Livorno - Nella settimana in cui i campionati di Serie A e B hanno osservato un turno di riposo per favorire l’impegno della nazionale nel test match che ha visto gli Azzurri sfidare i Pumas dell’Argentina, abbiamo colto l’occasione per fare il punto della situazione con Fabio Giorgi, giornalista che segue vicende del rugby livornese sin dal lontano 1988.

Abbiamo parlato degli Azzurri, dell’importanza che riveste la palla ovale a livello locale e nazionale ed anche di quello che sta succedendo in città con le due compagini dei Lions e del Livorno Rugby che anche quest’anno stanno affrontando il difficile campionato di Serie B.

Dopo la promozione in Serie B del 2018/2019, i Lions stanno onorando al meglio il campionato di Serie B, nel quale quest’anno hanno già raccolto quattro successi in altrettante gare. Gli amaranto possono puntare a qualcosa di ambizioso, dopo il loro ritorno in B del 2019?

"Faccio un passo indietro, alla stagione 2019/2020, al mese di Febbraio, quando i campionati sono stati sospesi a causa delle forti restrizioni sanitarie. Durante quella stagione i Lions avevano dimostrato di poter fare la voce grossa anche nel campionato di Serie B, non a caso al momento dello stop delle attività sportive i ragazzi di Brancoli si trovavano al sesto posto, ad un solo punto dalla quinta in classifica; con tutta probabilità avrebbero potuto chiudere il campionato tra le prime quattro togliendosi nuove ed importanti soddisfazioni. Quello in corso è un campionato molto particolare, dato che non sono previste retrocessione e che soltanto la prima del raggruppamento salirà in Serie A senza alcuna disputa di playoff. In più c’è da considerare che nell’attuale torneo vi è una netta differenza sul piano tecnico ed organizzativo tra le squadre che lottano per la promozione e quelle che si limiteranno a lottare nella parte destra della classifica. Altro aspetto importante è quello della politica di alcune società, Jesi su tutte, che appaiono complete in casa e sistematicamente in formazione rimaneggiata in trasferta. La bravura dei Lions è stata quella di sfruttare al meglio il calendario delle prime giornate, battendo due formazioni valide, quali Roma Olimpic e Modena, sul proprio campo e mandando un segnale forte alle altre squadre. Nelle prossime settimane per gli amaranto, oltre alla sfida esterna con l’Imola e al recupero del match interno con il CUS Siena, ci sarà, il derby con il Livorno, un incontro che riveste sempre un fascino particolare ed è sempre aperto ad ogni tipo di risultato. I Lions possono continuare a recitare il ruolo di mina vagante, ma per la battaglia per la prima piazza sono altre le squadre favorite. I Lions potranno sicuramente ben figurare nel campionato, specie se le terze linee Bernini e Brancoli, avanti giunti dopo la promozione del 2019, sapranno giocare con continuità. Sono elementi di grande qualità ed esperienza".

Stiamo parlando di una società nata nel 2000 e che vanta già una bacheca invidiabile per il panorama rugbistico livornese e non. In che modo il club può aiutare a far crescere la cultura della palla ovale nella città di Livorno?

"Di fatto la società è stata fondata ormai più di vent’anni fa, ma per vedere la prima squadra prendere parte ad un campionato si è dovuto aspettare fino alla stagione 2007/2008; gli investimenti nel settore giovanile hanno ripagato a dovere il buon lavoro svolto nei primi anni ed ha permesso ad una discreta quantità di giocatori di crescere anno dopo anno. Tanto per capirci, ad oggi i tesserati sono oltre quattrocentocinquanta, di cui gran parte sono ragazzi del settore propaganda. L’acquisizione dell’impianto "Priami" di Stagno, grazie al bando del 2018, ha permesso a società e giocatori di proseguire nel percorso di crescita collettivo ed individuale, facendo dei Lions una realtà cittadina ancor più forte e concreta. Ma il lavoro degli amaranto non si ferma solo ai vivai ed alla prima squadra, bensì anche ad importanti iniziative di carattere sociale che hanno investito la città e tutto il territorio in genere: un esempio concreto è quello delle "Pecore Nere", formazione nata grazie alla collaborazione tra i Lions e la casa circondariale de Le Sughere e che permette ai vari detenuti di poter svolgere un campionato di rugby ufficiale, disputando il campionato Old".

Gianmarco Lucchesi è solo l’ultimo prodotto di un vivaio che ha già dato alla luce diversi giocatori di livello nazionale ed internazionale: elementi come Bernini, Citi e Barducci hanno già vestito le maglie di alcuni dei club più prestigiosi d’Italia. Qual è il segreto di tanto successo?

"Come detto, il grande lavoro svolto già dai primi anni di attività ha permesso ai vari settori giovanili di crescere e di costruire quella che oggi è di fatto un’importante realtà della palla ovale a livello nazionale. Ragazzi come Lucchesi o come lo stesso Bernini, tornato a Livorno dopo l’esperienza in categorie superiori, hanno ampiamente dimostrato di avere la mentalità e le doti per poter emergere ed affermarsi nel panorama sportivo italiano".

Parliamo di giovani, ed è inevitabile non menzionare un altro livornese che veste d’azzurro, Federico Mori. Un cognome importante per un giocatore che già in giovane età ha raggiunto il campionato di Top 14 passando da Calvisano e dalla franchigia delle Zebre. Con lui e Lucchesi ci possiamo aspettare un nuovo corso per il rugby nazionale?

"I risultati della nazionale italiana non sono brillanti, ma è da considerare che l’Italrugby si confronta quasi esclusivamente con squadre di caratura superiore e con un impianto di gioco decisamente più collaudato; un chiaro esempio è quello del "Sei Nazioni", un torneo esclusivo composto da nazionali che stazionano annualmente nei primi posti del ranking mondiale, e dove l’Italia spesso si trova costretta a lottare ad armi impari. È scontato che una nazionale come quella di Crowley potrebbe agilmente vincente contro formazioni di seconda fascia, ma per crescere e rimanere nell’élite mondiale, è "d’obbligo" vedersela costantemente con le migliori squadre. Mori e Lucchesi hanno dimostrato in questi anni di valere la maglia azzurra grazie al lavoro ed alle qualità che sono gli occhi di tutti gli addetti ai lavori: se il primo si è già affermato in più occasioni in campo internazionale con le maglie di Calvisano, Zebre ed ora Bordeaux, il secondo ha brillantemente superato il grave infortunio del 2019 ed è considerato da molti come uno degli avanti più forti in Italia".

La tradizione della palla ovale nella città dei Quattro Mori ha visto nascere e crescere diversi giocatori che hanno scritto la storia del Livorno Rugby e della Nazionale: in ultimo Marzio Innocenti divenuto presidente della FIR lo scorso 13 Marzo. Nel 1996 ai biancoverdi venne assegnata la Stella d’Oro al Merito Sportivo per il suo operato, nel quale mancano però trofei a livello senior. Che cosa è mancato al movimento livornese per vincere qualcosa in Italia?

"Esempi come i fratelli Fabrizio e Fabio Gaetaniello, lo stesso Andrea De Rossi o, negli ultimissimi tempi, i fratelli Simone e Alessandro Gesi dimostrano quanto Livorno sia e sia stata importante a livello nazionale per la formazione e la crescita di talenti che hanno poi saputo valorizzare questo sport anche vestendo la maglia azzurra. È chiaro che la fucina di talenti non è sufficiente per consentire alla società biancoverde di competere con le migliori squadre italiane. Ormai da anni il rugby è sport professionistico e per puntare ad importanti traguardi occorrono budget importanti. Ad oggi il miglior risultato del Livorno Rugby resta il sesto posto del campionato di Serie A1 1989/1990, torneo nel quale i labronici si aggiudicarono l’ultimo posto valido per i playoff scudetto. Il periodo degli anni ’90 è stato florido. Nel 2000 il Livorno Rugby ha ottenuto anche lo scudetto con la formazione Under 18, con i successi nella final-four di Imola con Milan e Petrarca Padova. In linea generale le rappresentative giovanili biancoverde sono, tutt’ora, tra le più attrezzate nel contesto di categoria a livello nazionale; due stagioni fa, non se fosse stato per il blocco dei campionati causato dall’emergenza Covid, anche l’Under 16 e l’Under 18 dell’epoca avrebbero potuto giocare un ruolo molto importante nei tornei giovanili. La strada intrapresa dal club labronico, di puntare tutto sul vivaio è quella che può portare a buoni risultati, ma ovviamente nessuno si illude di poter competere ai massimi livelli nazionali, contro squadre con budget nettamente superiori".

Il Livorno Rugby manca dalla massima serie (l’allora Serie A1) da vent’anni esatti, nei quali i biancoverdi hanno conquistato due promozioni (2004/2005 e 2006/2007) prima di retrocedere nuovamente in Serie B nel 2011/2012, campionato nel quale i livornesi giocano “abitualmente” da ormai nove anni. Dovremo aspettare ancora per vedere nuovamente il Livorno nei piani alti del rugby italiano?

"L’obiettivo prioritario per il Livorno resta il ritorno in Serie A, possibilmente sfruttando al meglio i giocatori dell’attuale rosa, quasi tutti cresciuti nel settore giovanile; come detto la situazione finanziaria non è tale da poter puntare addirittura al massimo campionato domestico".

Alcune considerazioni generali sull’attuale campionato di Serie B...

"Visto l’attuale livello tecnico della Serie B, con buona probabilità la lotta promozione resterà una questione privata tra Livorno e Parma: gli emiliani che hanno già battuto, sul proprio terreno, il Livorno nello scontro diretto, sono forti di un gruppo che ha potuto attingere ad una discreta quantità di giocatori proveniente da categorie superiori. Lo stesso Florentia, che pure stava dominando il campionato 2019/20, non sembra al livello di Parma e Livorno. Tutto sommato entrambe le livornesi hanno in rosa elementi di assoluto livello per la Serie B: Bernini, Brancoli e Basha sono soltanto alcuni dei nomi più importanti, ma in generale stiamo parlando di due squadre molto ben organizzate e che potranno senz’altro dire la loro durante l’arco del torneo".

In ultimo, se dovesse scommettere su tre giocatori tra Lions e Livorno Rugby per i prossimi cinque anni, quali nomi farebbe?

"Tra i giovani più promettenti sono da segnalare indubbiamente Freschi per i Lions e Baldi e Gesi del Livorno: quest’ultimo, classe 2003, è stato recentemente convocato per la nazionale Under 20, a dimostrazione di quanto di buono fatto dalla società delle Tre Rose. Il periodo dei "cinque anni" è troppo lungo per effettuare previsioni. I migliori atleti sono destinati a giocare in divisioni più prestigiose. Ed è giusto che non vengano loro tarpate le ali e che abbiano la possibilità di puntare a carriere importanti".

Sezione: Rugby / Data: Sab 20 novembre 2021 alle 16:24
Autore: Marco Frosini / Twitter: @amaranta.it
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