La Spezia. Lo sapevamo tutti come andava a finire, e così è stato. Cabala e statistiche a parte, ci avevano designati come la vittima sacrificale da archiviare come una semplice formalità, e una formalità ci siamo dimostrati con la stessa sterile prestazione. E anche quest’anno, come sempre, abbiamo interpretato il nostro ruolo con la stessa attendibilità, senza alterare un trend che sembra non avere mai fine. Sconfitta netta e meritata, presi a pallonate dall’inizio alla fine, un gol per tempo come a sancire un’inferiorità palese nel rispetto della migliore tradizione. Una sconfitta a tavolino che aspettava solo i tre fischi di un signore in giacchetta nera. A La Spezia non si passa, questo è quello che dicono gli almanacchi del calcio. Ed è anche quello che dice il taccuino della 15esima giornata di andata. Umiliati e offesi, avrebbe detto Dostoevskij. Ma noi lo sapevamo già, prima di leggere il suo capolavoro. E pensare che dal Picco di La Spezia, ne sono uscite fuori quattordici maglie amaranto grondanti di sudore, quelle di chi ha sputato l’anima per la causa comune. Roba da non credere.
Plizzari ha salvato la porta in più di un’occasione dimostrando tutte le sue doti. La prima cosa che dice di fronte ai microfoni è: “Io non ci credo”. E poi motiva la sua affermazione con quello che vede e che fa dal lunedì al venerdì. “Questa è una squadra forte, che lavora tanto e che mette in pratica le direttive del mister”.
I livornesi doc non hanno paura quando scendono in campo. Gonnelli. “Noi non abbiamo paura. Dobbiamo solo invertire la tendenza”.
Il mister parla di numeri. Ma non sono quelli che spiegano una situazione di classifica così drammatica. Ci piace il fatto che prima del suo futuro pensi a quello del Livorno.
Roba da non credere.
La Spezia – Livorno 2 : 0
Autore: Emilio Guardavilla / Twitter: @amarantanews
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