Gabriel Santini, un livornese alla conquista del Medio Oriente

28.12.2021 14:32 di  Marco Frosini  Twitter:    vedi letture
Il livornese Gabriel Santini
Il livornese Gabriel Santini
© foto di Gabriel Santini, Ittihad Kalba

Livorno - Sette mesi e mezzo dopo, Gabriel Santini torna a giocare una partita ufficiale con la maglia dell’Ittihad Kalba, formazione militante nel massimo campionato degli Emirati Arabi. Il difensore livornese ha preso parte alla vittoria sull’Al-Wahda (2 a 1), grazie alla quale i gialloneri salgono al settimo posto scavalcando l’Ajman Club, il Khor Fakkan e l’Al-Wasl. Attualmente il girone è comandato dall’Al-Ain dell’ex Dinamo Kiev Serhij Rebrov con sette punti di vantaggio sulla coppia composta da Al-Wahda e Al-Ahli Dubai.

Classe 2000, Santini è cresciuto nel settore giovanile del Livorno prima di maturare esperienze in Serie D con Ponsacco e Sangiovannese, formazioni con le quali il giovane centrale ha mosso i primi passi in prima squadra. Nel Luglio del 2020 il passaggio all’Ittihad Kalba, con il quale ha debuttato in UAE League collezionando un buon numero di gettoni ed attirando le attenzioni di alcuni dei maggiori club della penisola.

Abbiamo raggiunto Gabriel per una breve intervista dove ci ha raccontato che cosa vuol dire lasciare l’Italia per cercare gloria in un campionato in ascesa nel panorama calcistico asiatico.

Ciao Gabriel, grazie per aver accettato il nostro invito. Livornese, cresciuto nel settore giovanile del Livorno. Che ricordi hai della tua esperienza in maglia amaranto? 

"Ciao Marco, grazie a voi. Tutt’ora conservo ricordi bellissimi che mi porterò per sempre dentro. Il Livorno mi ha permesso di partecipare a molti raduni delle rappresentative nazionali giovanili. Con la maglia amaranto ho preso parte a ben quattro Tornei di Viareggio, di cui il primo da sotto età di quattro anni, ed ho vinto uno scudetto Berretti nel 2017 battendo il Renate nella finale di Prato. Infine, nell’estate del 2018 sono stato convocato per la preparazione precampionato della prima squadra, allora allenata da Cristiano Lucarelli. In seguito avrei voluto tanto continuare il mio percorso in maglia amaranto, ma certe situazioni societarie non l’hanno consentito e mi è dispiaciuto molto".

Prima di approdare in Medio Oriente hai maturato esperienza con Ponsacco e Sangiovannese. Quali differenze hai riscontrato tra il calcio italiano e quello della Uae League? 

"Se dovessi trovare una differenza ti direi che in Italia si gioca un calcio molto più tattico, mentre qui spiccano l’intensità e la fisicità. Detto questo, negli ultimi anni il calcio in Medio Oriente è cresciuto molto grazie anche all’ingaggio di professionisti dall’alto profilo internazionale che stanno lavorando bene per portare il livello del calcio emiratense ai migliori standard possibili."

Le tue prestazioni non sono passate inosservate tra gli addetti ai lavori, suscitando interesse tra i maggiori club della penisola arabica. Di te si è parlato anche per una futura convocazione con la maglia della nazionale degli Emirati Arabi. Che ne pensi a riguardo? 

"Sì, effettivamente mi è stato riferito l’interessamento della federazione in ottica nazionale. Chiaramente questo periodo di inattività ha rallentato questa eventualità, ma mai dire mai…".

Nel corso degli anni abbiamo assistito ad un fenomeno di migrazione di calciatori italiani all'estero, spesso sempre di più verso località lontane dal vecchio continente e dal calcio che guardiamo in tv. Australia, Turchia, Romania, Estonia, Gibilterra e Malta sono solo alcuni dei campionati dove giovani calciatori italiani stanno cercando di emergere a suon di gol e prestazioni di rilievo. Quanto credi che sia necessario un percorso di questo tipo per poter, magari un giorno, tornare a dare un contributo nel proprio paese? 

"Per la mia esperienza personale, partire da Livorno a diciotto anni ed essere catapultato in un altro continente in contesti completamente sconosciuti non è stato per niente facile, soprattutto nelle fasi iniziali. Però ti posso dire che sono esperienze altamente formative che permettono una crescita a trecentosessanta gradi".

Hai qualche rimpianto legato al tuo passato in Italia o ritieni che la decisione di accettare un ingaggio all'estero abbia favorito il tuo percorso sportivo? 

"L’unico rimpianto che ho è quello di non avere esordito all’Armando Picchi con la squadra della mia città."

Parliamo del tuo club di appartenenza, l'Ittihad Kalba. Come sei stato accolto dai tuoi compagni di squadra? Hai trovato difficoltà con la lingua e con le abitudini di un paese culturalmente lontano dall'Italia? 

"Sin da subito sono stato accolto benissimo ed ho sentito la fiducia del club e dei nuovi compagni, nonostante all’inizio sia stato difficile per la lingua, per la cultura e per le diverse abitudini."

Sei tornato a giocare una partita ufficiale dopo sette mesi e mezzo di assenza. Infortunio?

"L’anno scorso è stato un anno molto positivo, nonostante si trattasse della mia prima stagione nella massima serie ho collezionato circa venticinque presenze. Abbiamo stabilito un nuovo record di punti nella storia della società ed abbiamo mancato la finale della coppa nazionale solamente per i rigori. A conclusione di questa bella annata la società mi ha ribadito fiducia rinnovandomi il contratto fino al 2025. Quest’anno è stato più sfortunato rispetto al precedente perché sono stato colpito da due infortuni che mi hanno lasciato fuori dai campi per molto tempo, ma Domenica sono finalmente tornato a giocare."

Vorresti tornare in Italia un giorno?

"Attualmente sono concentrato sul mio percorso all’estero, però come sai il calcio è imprevedibile e chissà che in futuro non si presenti un'occasione per tornare in Italia."

Qual è il tuo sogno nel cassetto? 

"Mi piacerebbe giocare un giorno al fianco di mio fratello (Gianluca Santini è un difensore della Under 17 della Spal, ndr). Per me sarebbe una cosa davvero bellissima".