Piombino non si dimentica

02.09.2014 22:22 di  Gianluca Andreuccetti   vedi letture
Piombino non si dimentica

Piombino – Ora che anche a Piombino, con il ritorno del primo turno di Coppa Italia di Eccellenza contro il Rosignano Sei Rose fissato per domenica 7 settembre alle ore 15 presso lo stadio “Magona d’Italia”, il calcio dei tre punti si appresta ad affiancare ed a soppiantare lentamente la lunga fase del precampionato estivo, mi piace prolungare quel senso di rilassatezza che si prova quando il pallone rotola senza ancora provocare danni, soffermandomi a parlare di “Calcio e acciaio. Dimenticare Piombino”, l’ultima fatica dello scrittore ed editore piombinese Gordiano Lupi.
Calcio e acciaio. Dimenticare Piombino è stato pubblicato nel mese di febbraio dalle Edizioni A.Car e, grazie alla contemporanea segnalazione che di esso è stata fatta dal Prof. Marcello Rotili (docente ordinario di Archeologia cristiana e medievale presso il Dipartimento di Lettere e Beni Culturali della Seconda Università degli Studi di Napoli) e da Wilson Saba (autore Bompiani), è stato uno dei 27 titoli in gara per la vittoria del prestigioso Premio Strega 2014, poi andato a “Il desiderio di essere come tutti” dell’autore Francesco Piccolo. Dopo una serie di importanti e prestigiose presentazioni in giro per l’Italia in occasione di altrettanti eventi letterari (una su tutte, al Salone Internazionale del Libro di Torino l’11 maggio scorso), il libro sta finalmente conoscendo una certa popolarità anche nella nostra Provincia, grazie alla determinazione dell’Autore che lo ha presentato dinanzi a platee attente e interessate, prima a Sassetta, nell’ambito della manifestazione “I Venerdì del Circolo” organizzata dal Circolo Culturale “Emilio Agostini” e poi a Piombino, nella splendida cornice di Viale del Popolo, grazie alla collaborazione del Centro Culturale Amicizia nel Mondo e dei suoi dirigenti. Non mancheranno, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, nuove occasioni per presentare il libro, a cominciare da un ulteriore evento che si svolgerà giovedì 4 settembre alle ore 21 presso il Parco VIII Marzo a Piombino.
Ma che cos’è di preciso Calcio e acciaio e perché abbiamo ritenuto importante parlarne dalle colonne di Amaranta.it? Calcio e acciaio è un romanzo d’amore senza tempo, in cui l’autore sviluppa la parabola umana e professionale di Giovanni Lepri, a partire dal momento in cui decide di tornare a Piombino e di assumere la guida tecnica della locale squadra di calcio dell’Atletico Piombino. Giovanni è un uomo e un allenatore di cinquanta anni: da calciatore, è cresciuto come centravanti nelle giovanili del Piombino e, dopo una lunga e proficua militanza in Terza Serie in alcune squadre del nostro Meridione (Molfetta, Monopoli, Catanzaro, Bisceglie, Trani), è approdato all’Inter, dove è rimasto a giocare per dieci anni, prima di concludere con il calcio giocato a 42 anni, avendo nuovamente vestito la maglia neroazzurra del Piombino negli ultimi quattro anni della sua carriera; da allenatore, ha intrapreso un cammino che si sta rivelando molto simile alla prima parte della sua avventura da calciatore per cui, non essendo soddisfatto di cambiare ogni pochi anni una diversa panchina della Terza Serie (Barletta, Ascoli e Foggia sono state le principali tappe della sua carriera), decide di accettare le lusinghe dell’Atletico Piombino e di provare a riportare la squadra della sua città, almeno ai vertici del calcio dilettantistico nazionale.
Quando il racconto ha inizio, Giovanni è un allenatore di successo, ammirato e apprezzato da tutti: è reduce da due promozioni consecutive (dalla Seconda Categoria alla Promozione) e si appresta a completare il campionato in cui ne conquisterà una terza. E’ molto legato alla sua professione di allenatore alla quale dedica tutte le sue energie, nel tentativo di riversare ai suoi calciatori tutto ciò che ha imparato quando era calciatore a sua volta, ma si accorge giorno dopo giorno di essere un uomo solo e triste.
Giovanni è un uomo solo perché, nell’arco della sua vita, non è stato in grado di costruire una relazione stabile e duratura con una donna e di avere un figlio. E’ vero che è stato sposato quando era ancora un giocatore dell’Inter, ma sua moglie era troppo diversa da lui e il matrimonio non ebbe fortuna: nel corso degli anni ha avuto molte compagne e, insieme a loro, la sensazione che esse si innamorassero del suo essere un uomo di successo, piuttosto che dei suoi pregi e delle sue debolezze di uomo. Giovanni è un uomo triste perché l’andare degli anni gli ha inesorabilmente sottratto gli affetti che più di tutti hanno contribuito alla sua formazione (il padre e il nonno), perché non è mai riuscito ad avere un dialogo con la madre, alla quale vuole molto bene e perché, giorno dopo giorno, scopre una Piombino diversa da quella che aveva vissuto quando era un ragazzo pieno di sogni e di speranze.
Nella sua esperienza di allenatore alla guida del Piombino, il nostro Giovanni conoscerà Tarik, un agile e scattante centravanti, in tante occasioni in grado di vincere da solo le partite e di togliere le castagne dal fuoco al proprio allenatore. Tarik è un ragazzo marocchino di ventiquattro anni, che ha lasciato il suo Paese per trovare un lavoro in Italia, che gli consenta di assicurare un futuro alla moglie e al figlio rimasti a vivere in Marocco: Tarik è un operaio siderurgico, lavora per otto ore al giorno dentro l’acciaieria e vive a pochi passi da essa in un piccolo appartamento nello stesso condominio di via Gaeta in cui aveva abitato Giovanni. La necessità di recuperare Tarik da un lungo periodo di appannamento, umano prima che sportivo, e i provvidenziali consigli di Cinzia, un’amica di Giovanni che vorrebbe essere la sua compagna a tempo pieno e non semplicemente la sua amante e la sua confidente nei momenti di solitudine, imporranno a Giovanni di andare alla ricerca della causa del malessere di Tarik consentendogli di individuare nel ragazzo marocchino il figlio che non ha mai avuto.
Giovanni è una persona che ha vissuto e che vive tuttora intensamente la propria vita e che, tornando a Piombino, vede sovrapporsi l’amore per una città che non è più la stessa che aveva lasciato tanti anni prima, all’amore per i familiari che non ci sono più e per la mamma che è ancora viva e alle tante storie che ha avuto con donne che, per un motivo o per un altro, sono uscite dalla sua vita: il tutto avviene in un continuo e dolcissimo sovrapporsi di passato e presente, in cui il protagonista “sa che non deve lasciarsi catturare dalla nostalgia del tempo perduto”.
Tante cose insieme è Calcio e Acciaio. Dimenticare Piombino. Innanzitutto, è un percorso alla ricerca del significato del suo stesso titolo, che risulterà tendenzialmente ossimorico e provocatorio rispetto al contenuto del romanzo e finalizzato a gettare un ponte logico ideale con “La bella vita”, il film di Paolo Virzì del 1994 che sarebbe dovuto chiamarsi “Dimenticare Piombino”. In secondo luogo, è un lungo e appassionante viaggio nella provincia italiana che, al di là dei luoghi comuni, è al centro di una continua metamorfosi sociale e culturale, incapace di subire interruzioni. E’ un inno a Piombino e, almeno idealmente, una porta spalancata sul futuro della stessa città, la quale troneggia incontrastata tra i suoi splendidi paesaggi e le sue contraddizioni, tra quanto meravigliosa è stata creata della natura e quanto una fabbrica è riuscita a fare dei suoi abitanti una comunità di persone. E’ un escamotage per sbirciare dal buco della serratura i fasti di una squadra che ha calcato con onore i campi della serie B e di una città che ha dato i natali a tanti personaggi del calcio che hanno portato con successo il nome di Piombino in su e giù per la Penisola (Aldo Agroppi, Lido Vieri e Nedo Sonetti su tutti). E’ infine il modo per ricordare un calcio che non c’è più e che ci manca tanto, un calcio nel quale tutte le partite si giocavano alla stessa ora (tendenzialmente, alle 14:30 o alle 16:00) e per assistere al quale bisognava uscire di casa a stomaco vuoto o con il pranzo della domenica ancora da terminare, un calcio nel quale le sessioni del mercato duravano due settimane e non tre mesi e, in cui, potevi incontrare al lunedì mattina per le strade della tua città il campione che aveva deliziato la folla con una prodezza il giorno avanti: un panorama molto simile a quello che Gordiano Lupi ha vissuto nella sua carriera di arbitro, dal 1976 al 1999, e che è possibile vivere oggi soltanto nel variegato mondo dei campionati dilettantistici.
Calcio e acciaio è un lungo e coinvolgente viaggio tra passato e presente, in cui è ben chiaro cosa appartiene al passato e cosa appartiene al presente e in cui ci si accorge che il presente è figlio del passato, ma il passato è sempre dentro di noi e non muore mai. E’ una corsa verso l’epilogo di una storia, della quale si prova nostalgia al solo pensiero che essa abbia un termine.
Ex calciatore delle giovanili del Piombino ed ex arbitro con buoni trascorsi anche in serie C, Gordiano Lupi è nato nel 1960 a Piombino: è scrittore ed editore. Collabora con La Stampa di Torino e dirige le Edizioni Il Foglio Letterario, delle quali è cofondatore. Autore di romanzi di vario genere, non ha esitato a definire Calcio e acciaio, negli incontri in cui il libro è stato presentato, “il romanzo a cui tengo di più perché è letteratura pura e non romanzo di genere”.