Social, buon senso e rispetto

10.05.2016 08:30 di Luca Aprea Twitter:    vedi letture
Social, buon senso e rispetto
© foto di Federico Gaetano

Livorno – In principio fu Armando Vajushi: l'albanese, già salito agli onori della cronaca per il non edificante ammutinamento contro Bortolo Mutti, non trovò di meglio che postare su Instagram un video che ne immortalava la folle corsa in auto a oltre 200 km/h. Dopo il pareggio contro il Perugia, che di fatto ha condannato alla LegaPro gli amaranto, i social network sono tornati protagonisti come triste corollario di una stagione da dimenticare sotto tutti i punti di vista.

Stavolta a far parlare di sè è stato il portiere Carlo Pinsoglio che dopo la colossale papera di sabato è finito, come prevedibile, nel mirino dei tifosi che lo hanno bersagliato di insulti su Instagram. Il giocatore del Livorno, come riportato dal Tirreno, non ha resistito e ha risposto a tono scaricando la sua frustrazione non solo sui tifosi ma anche sui compagni di squadra. Il portiere ha poi negato tutto evocando improbabili hacker ma ormai la frittata era fatta.

Pinsoglio è comunque in buona compagnia: Francesco Fedato al termine della partita di sabato non ha trovato di meglio che postare una sua foto (poi rimossa) felice con la maglia del Bari. Anche qui i tifosi non l'hanno presa benissimo. Difficile biasimarli.

Decisamente meno grave, ma comunque abbastanza improvvida, anche la scelta di Luca Antonini che all'indomani della disfatta contro il Perugia si è fatto immortalare in compagnia della fidanzata a Marassi mentre assiste al derby vinto dal “suo” Genoa contro la Samp. E anche qui molti internauti amaranto hanno avuto da mugugnare.

Giudicare una persona dai social network è quanto di più sbagliato si possa fare ma è anche vero che ormai sulle piattaforme digitali si costruisce una buona fetta della propria reputazione. Un aspetto che dei professionisti con una visibilità pubblica come i calciatori non possono e non devono sottovalutare. In queste ore è stato fatto, spesso con una superficialità davvero disarmante. Lo ribadiamo, i social non sono la bibbia però a volte aiutano a leggere le situazioni: che questo gruppo non fosse granitico era parso evidente (e i continui cambi di allenatore non hanno certo aiutato) e anche l'attaccamento alla maglia, fatta eccezione per i vecchi senatori del gruppo storico, ha lasciato a desiderare. Ma anche qui chi è causa del suo mal pianga se stesso: troppi giocatori in prestito non possono avere nessun senso di appartenenza.

Le ultime disavventure sui social dell'Armata Brancaleone amaranto ormai alla deriva hanno confermato quanto sagge furono, a suo tempo, le parole del “Vodz” Osvaldo Jaconi: «Livorno è una piazza particolare, la gente non vuole campioni, ma uomini veri, disposti a sposare una causa». Buona parte di questa rosa, nel portare a compimento un disastro inimmaginabile alla vigilia della stagione, ha ampiamente dimostrato di non avere queste caratteristiche, e di conseguenza, di non valere la gloriosa maglia amaranto. Dentro e fuori dal campo.