La bestia nera ci fa perdere partita, nervi e faccia

05.10.2019 19:50 di Carlo Grandi   vedi letture
La bestia nera ci fa perdere partita, nervi e faccia
© foto di Amaranta.it

Livorno - Un Livorno ai limiti del surreale cede in modo rocambolesco contro il Chievo, in una di quelle sconfitte che sanno tanto di annata storta, un po' per come è venuta, un po' per l'avversario.
Che il Livorno soffra il Chievo lo sappiamo ormai da quel lontano 2004 quando,al debutto casalingo con il "nostro" presidente Ciampi in tribuna ad assistere al ritorno degli amaranto in Serie A, i veronesi rimontarono (pure allora) il gol di Protti espugnando il Picchi. 

Ma quel Livorno andrebbe fatto vedere e rivedere a chi oggi veste la maglia amaranto; o piuttosto servirebbe qualcuno che facesse capire ai nostri beniamini cosa significhi indossare quella maglia e giocare in quello stadio, per aiutarli a trovare una luce in fondo a questo tunnel. 
Perchè Livorno sa essere zucchero e miele quando vinci e ti porta in alto, ma sa essere amarissima e insofferente quando tutto gira storto; giocare in quello stadio ormai semivuoto è diventato difficilissimo per gli amaranto,  vuoi per la situazione societaria vuoi anche perchè il calore trascinante del pubblico lo si sente solo da una parte e a tratti. 

Mettiamo pure in conto il valore tecnico della rosa attuale, fatta di qualche giocatore di assoluto valore (almeno tecnico), ma anche da tanti giovani,scommesse, prestiti o gente che si sente solo di passaggio. E questo mix di cose fa si che si creino frizioni, gruppi e che qualcuno pensi più al suo tornaconto personale che al bene della squadra. 

E questo purtroppo diventa lampante allorquando c'è da soffrire; malumori tra tecnico e giocatori, volano parole grosse e si perde la testa (e la faccia). Ma è bene non entrare più nel dettaglio, certe questioni tecniche sono materia dei diretti interessati e devono essere chiarite tra di loro da uomini, possibilmente senza intervento di terzi esterni alla società. 

Viene il dubbio che chi ha avallato certe scelte in sede di mercato abbia sopravvalutato alcune cose e sottovalutato altre, che non abbia fino in fondo capito la piazza e cosa ha fatto effettivamente grande questa società negli ultimi 20 anni.
Che abbia pensato che potessero bastare tecnica e tattica per far girare a proprio favore le sorti di una piazza che ha visto finora solamente nell'appartenenza alla maglia e nel carattere dei suoi interpreti l'unica arma per vincere e tornare nel salotto nobile del calcio. 

Spesso si sente più di qualche ex giocatore dire che Livorno non è una piazza per tutti i giocatori, della difficoltà a indossare quei colori e di quanto il carattere e la personalità contino da queste parti, spesso anche più della tecnica in se. E di giocatori che sono rimasti nel cuore della tifoseria ne possiamo dire tanti, magari con limiti tecnici, ma con quel carattere e attaccamento alla maglia che li ha portati ad una svolta nella loro carriera proprio qui all'ombra dei quattro mori. 

Parlare del secondo tempo di oggi, ma la cosa si potrebbe estendere anche al finale della gara contro lo Salernitana, è parlare di quello che è un problema di questa squadra ormai da anni, salvo alcuni periodi più o meno lunghi: è una squadra che va come il vento, che non riesce a reagire ai colpi subiti, che non cerca la vittoria con cattiveria ma appena si trova in vantaggio ha il cosiddetto "braccino" e finisce per buttare via partite a volte pure dominate.

Un problema che si è posto ciclicamente e che nonostante il susseguirsi di allenatori, direttori sportivi e giocatori si ripropone sempre nella sua cruda attualità. Sarà il caso di cercare la soluzione a questo problema altrove? 

Benvenuta sia la sosta,è decisamente tempo di fare quadrato che al rientro ci aspetta una durissima trasferta contro una squadra che ha pure qualche problema (e magari con un allenatore nuovo?).