Invertire la rotta

30.09.2014 08:42 di Gianluca Andreuccetti   vedi letture
Invertire la rotta
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Livorno – Al di là delle dichiarazioni della giornata di lunedì con cui il presidente Spinelli ha messo a tacere i fin troppi rumors circa un possibile avvicendamento sulla panchina di Gautieri, la trasferta di Avellino ha restituito all’allenatore campano una squadra priva di molte certezze e fiaccata nel morale da una sconfitta che non esprime fino in fondo i demeriti del Livorno ed i meriti dei Lupi biancoverdi. Della trasferta di Avellino, è possibile annoverare tra gli elementi positivi soltanto l’ottima prova di Mazzoni tra i pali, la maggior verve con cui Galabinov e Siligardi hanno preso il posto di Cutolo e Vantaggiato, lasciando presagire un loro pronto ritorno in pianta stabile nella formazione titolare, e le dichiarazioni di Gautieri con cui lo stesso tecnico ha giustamente rimproverato alla squadra di sentirsi troppo bella e di non ragionare da provinciale. Decisamente troppo poco.

Se, da un lato, il lavoro dell’allenatore merita rispetto perché ha a sua disposizione i giocatori ogni giorno della settimana e mette la sua faccia sulle scelte che compie in ogni occasione e, da un altro lato, gli va riconosciuto di portare avanti le proprie convinzioni sfidando quel simpatico luogo comune secondo il quale a Livorno non si può giocare che con il 3-5-2, è altresì vero che la squadra fin qui vista non sembra affatto una squadra di Gautieri per tanti, troppi motivi. Nell’ambito di una stagione in cui la squadra è chiamata a ben figurare in campionato senza tuttavia avere l’assillo di dover ritornare immediatamente in Serie A, chi ha chiamato Gautieri sulla panchina del Livorno lo ha fatto allo scopo di garantirsi un’annata all’insegna del calcio spettacolo, per provare a ricostruire rapidamente un certo rapporto con la tifoseria e con la città.

Finora non si è visto niente di tutto questo, né a livello di gioco né a livello di risultato: si è vista una squadra che viaggia a una velocità che le consentirà di trovarsi stabilmente a centro classifica (due vittorie, due pareggi e due sconfitte in campionato), che subisce poco e crea ancora meno (ha segnato solo cinque gol in sei partite e mai più di un gol a partita), che soffre molto il gioco degli avversari perché schiera soltanto tre centrocampisti “puri” e gli attaccanti esterni non tornano a dare una mano al centrocampo e che sottopone i propri difensori e i propri centrocampisti ad un impiego senza soluzione di continuità, mentre il reparto avanzato è oggetto di continui cambiamenti, che vanno a scapito anche dei suoi uomini più rappresentativi (Galabinov e Siligardi).

Io credo che la maniera in cui questa squadra sia stata costruita in sede di mercato estivo sia figlia di due coppie di valutazioni confliggenti e incompatibili tra loro: quella di poter portare a Livorno un allenatore “integralista” giustamente indisponibile a mutare il proprio modulo di gioco in funzione della piazza in cui si trova ad allenare e di pretendere che modifichi dalla sera alla mattina le proprie convinzioni e quella di dichiarare pubblicamente che l’obiettivo stagionale della squadra fosse quello di centrare una salvezza tranquilla, quando, grazie al bel gioco e all’entusiasmo legato alla celebrazione del centesimo anniversario della nascita della società, si sperava di raggiungere ben altro obiettivo. Se a ciò aggiungiamo la precaria condizione fisica di alcuni dei suoi uomini più rappresentativi e la prolungata assenza di Luci, il gioco è fatto e ci ritroviamo un Livorno meritatamente a centro classifica e privo di tante certezze.

A Gautieri l’arduo compito di smentirmi e di invertire la rotta già dalla partita di venerdì contro il Crotone per provare allontanare da sé quella pericolosa statistica che vede uno solo dei nove allenatori che negli ultimi dieci anni avevano cominciato a luglio la stagione, in grado di portare a termine il campionato senza essere esonerato (Davide Nicola nella stagione 2012-13).