C'è ancora da lavorare

25.10.2014 22:49 di  Lorenzo Corradi   vedi letture
C'è ancora da lavorare
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© foto di Federico Gaetano

Livorno - Al bando ogni dramma. Meglio mettere le mani avanti e dire due cose: niente espressioni da cani bastonati dimenticando i precedenti tre successi di fila, riconoscere i meriti dello Spezia che in settimana si sarà visto e rivisto le gare contro Trapani e Ternana ed avrà capito cosa non si deve fare contro il Livorno. Bjelica ha capito tutto: pressing, raddoppi e spesso anche triple marcature e nessuna rinuncia a ripartire. Inoltre i bianconeri arrivavano sempre prima sul pallone. Dispiace vedere i tifosi liguri che per la terza volta consecutiva (e la quarta negli ultimi sei confronti) andarsene dal "Picchi" urlando di gioia. Niente drammi come dicevamo all'inizio, perché la gara di Cittadella è alla portata, tanto più che in trasferta si potrebbero aprire varchi interessanti per fare male ai ragazzi di Foscarini. Tuttavia forse si è sottovalutato qualcosa: quando si fanno dieci reti in due incontri, è nell'ordine delle cose aspettarsi un avversario quantomeno attendista nell'approccio e che morderà le caviglie per tutto il tempo. Magari si pensava ad uno Spezia sulle ali dell'entusiasmo dopo il 3-0 al Catania e che se la giocasse a viso aperto, invece Bjelica ha impostato la gara sul difendi e riparti. Che sia di lezione: è vero che il Livorno, eccezion fatta per il 6-0 al Trapani, in casa aveva sempre sofferto, ma era comunque sempre stato in grado di creare un congruo numero di palle-gol, complice l'approccio difensivo degli avversari assai diverso da quello odierno dello Spezia. Da oggi in poi, ricordiamoci che la stragrande maggioranza delle squadre che arriveranno all'Ardenza, imposteranno il loro gioco come quello dei liguri. Vantaggiato, Cutolo e Siligardi saranno gli osservati speciali e servirà tanta pazienza per scardinare qualsivoglia bunker. Qui torna in ballo il fattore modulo: contro squadre che giocano in undici dietro la linea del pallone, Emerson è sacrificato nel 4-3-3, con poche possibilità di impostare ed uscire palla al piede rispetto all'epoca d'oro della difesa a tre con Nicola; oggi, con una mediana orfana ancora di Mosquera, con Luci in panca e non ancora al top ed i titolari non portati ad imbastire l'azione, la mancanza di uno coi piedi buoni si è sentita pure troppo. Non si possono però fare processi a squadra e mister, ai quali sotto il piano dell'impegno e della voglia di riscattare il gol di Catellani non si può dire nulla, tanto più che niente in classifica è cambiato e davanti non corrono, per quanto oggi siano riemersi problemi manifestatisi nelle giornate precedenti, messi in disparte con le recenti scorpacciate di reti e punti, ma ritornati, in quella che può essere definita la prima prova di maturità della stagione. Il lavoro di Gautieri non è di certo finito.