Terni, un calcio all'acciaio in salsa rossoverde

17.10.2014 18:14 di  Gianluca Andreuccetti   vedi letture
Terni, un calcio all'acciaio in salsa rossoverde

Terni – Il graduale avvicinamento alla sfida di sabato pomeriggio del “Libero Liberati” di Terni, tra la Ternana di Attilio Tesser ed il Livorno di Carmine Gautieri, è un’ottima occasione per spendere qualche parola sulla città di Terni e sulla tifoseria della Ternana, ora che i rapporti tra i supporters della Ternana ed i supporter del Livorno possono essere tranquillamente definiti molto più che buoni: ed è proprio sulla base della consapevolezza della pace scoppiata, ormai più di dieci anni fa, tra tifosi della Ternana e tifosi del Livorno, che, in una sera di inizio estate, ci siamo lasciati portare fino a Terni dalla curiosità di assistere ad uno spettacolo teatrale avente ad oggetto la storia della Ternana.

Lo spettacolo teatrale in questione prende il nome di “Un calcio all’acciaio” e rappresenta il primo esempio in assoluto, in Italia e non solo in Italia, di spettacolo teatrale interamente dedicato alla storia ultracentenaria di una squadra di calcio: si tratta di un monologo scritto e interpretato dall’attore narnese Germano Rubbi, il quale, guidato dalla sapiente regia di Folco Napolini, ha raccontato al pubblico la storia della Ternana e, più in generale, la storia del calcio a Terni, aiutandosi grazie a interviste rivolte principalmente a ex giocatori e a capi tifosi e a immagini di repertorio, utili a ricostruire gli stati d’animo della città e il contesto storico in cui si inserivano i successi e gli insuccessi della squadra di calcio cittadina. Ne è venuto fuori uno spettacolo teatrale assolutamente godibile e, a tratti, emozionante, in cui il narratore ci ha preso per mano e ci ha condotto lungo i meandri della storia della Ternana.

In una città come Terni, fortemente caratterizzata dal ruolo economico e sociale esercitato quotidianamente dalla presenza dell’acciaieria, in cui gli abitanti sono cresciuti e crescono a “pane e acciaio”, è evidente che il rapporto indissolubile tra città ed acciaieria si sia rispecchiato nella squadra di calcio per cui i successi della squadra di calcio sono strettamente legati alla maniera in cui la città e, quindi, i lavoratori dell’acciaieria si sono dedicati ad essa; sulla base di questo necessario presupposto, non è difficile credere a tanti degli aneddoti emersi durante il racconto, ossia che la squadra di calcio fosse originariamente composta da operai dell’acciaieria, che lo storico “Stadio Brin” sia stato costruito all’interno delle Acciaierie di Terni grazie ai contributi economici forniti dagli stessi lavoratori dell’acciaieria, che la città di Terni abbia risposto in massa “presente” negli anni Sessanta quando si trattò di sottoscrivere il capitale sociale della neonata società per azioni o che abbia provveduto perfino a “tassarsi” nel corso degli anni Ottanta per consentire l’acquisto del centravanti Giovanni Zaccaro, in tempi di vacche magre.

Il filo conduttore e, al tempo stesso, la parola chiave della narrazione di Rubbi è il termine “passione”: è la passione a tenere insieme la squadra di calcio, la città e l’acciaieria e a rendere possibile che una squadra come quella rossoverde, abituata per troppo tempo all’anonimato del calcio di periferia, abbia potuto compiere una cavalcata come quella che le ha consentito di inanellare una promozione dietro l’altra e di approdare sul palcoscenico della serie A nel 1972, al termine di un percorso di successi che hanno avuto inizio nella stagione 1963/1964 sotto la guida dell’allenatore Riccardo Carapellese. Ed è la stessa passione che ha consentito di realizzare le vittorie a permettere alla squadra e alla tifoseria di rialzarsi e di ripartire con nuovo slancio a seguito di ogni tracollo e di ogni ingiustizia, sia quando non le fu consentito di disputare il campionato di serie A nella stagione 1928/1929 per problemi economici sia quando fu costretta a conquistarsi la promozione in serie B nella stagione 1967/1968, dopo essere stata iscritta al girone C (il cosiddetto girone “dell’Inferno”) del campionato di serie C. La rappresentazione più efficace dello spaccato proposto al pubblico da Germano Rubbi sta tutta in una famosa frase del giornalista Rai Maurizio Barendson, pronunciata quando il “fenomeno Ternana” era già sotto gli occhi di tutti e la squadra rossoverde aveva appena conquistato la sua prima promozione in serie A, nel giugno del 1972: “Poche volte si è visto assomigliare una squadra al proprio ambiente come è avvenuto a Terni”.

Colui che rese possibile trasformare la mentalità operaia della città in una mentalità vincente nel calcio e infondere quella mentalità nei giocatori della Ternana fu Corrado Viciani: nato a Bengasi nel 1929 da una famiglia italiana originaria di Castelfiorentino, Viciani ha vestito in serie A le maglie di Fiorentina e Genoa. Si è seduto in quattro diverse occasioni sulla panchina della Ternana (1967/1969, 1971/1973, 1981/1983 e 1987/1988), collezionando una promozione dalla C alla B (1967/1968), una promozione dalla B alla A (1971/1972) ed un esonero (1982/1983). E’ passato alla storia come l’artefice del “gioco corto”, per qualcuno l’odierno tiki taka: si trattava di una maniera di giocare il pallone basata su continue sovrapposizioni, sulla cessione della sfera al compagno più vicino con rapidi tocchi di prima intenzione e sulla partecipazione di tutti i giocatori alla costruzione dell’azione. Tra i suoi più grandi successi, oltre alle due promozioni con la Ternana, vi è il conseguimento di una finale di Coppa Italia nella stagione 1973/1974, alla guida di una squadra di serie B (il Palermo di Renzo Barbera). L’ironia della sorte ha voluto che Corrado Viciani si sedesse anche sulla panchina del Livorno, in sostituzione di Rossano Giampaglia, nella stagione 1989/1990 e che sia passato alla storia, non per i suoi successi sportivi, ma per aver rifilato uno schiaffo a Massimiliano Allegri (sì, proprio lui) dopo che questi aveva rivolto un gestaccio alla tribuna in seguito a un suo gol contro il Ponsacco.

La narrazione della storia della Ternana, come dicevamo, è resa più vivace e più interessante dal continuo ricorso a filmati e a fotografie, che consentono l’ingresso di testimonianze di personaggi che hanno vissuto la storia della Ternana sul campo o dagli spalti e di immagini di repertorio, allo scopo di inserire la storia della Ternana nella storia del nostro Paese.

Nato a Narni nel 1968, Germano Rubbi è attore, autore e regista (teatrale e non solo), ha rivolto i propri studi specialistici verso la messinscena del teatro greco, della commedia dell’arte, del teatro contemporaneo e dell’analisi del linguaggio cinematografico. Ha firmato numerose regie di spettacoli di teatro e cortometraggi in diversi teatri e manifestazioni nazionali ed internazionali. Con la messa in scena di uno spettacolo teatrale sulla storia della Ternana, quale è “Un calcio all’acciaio”, ha per sua stessa ammissione realizzato “una cosa che aveva dentro dai tempi delle superiori”.