Il doppio ex. Palazzi: "Giandonato è l'uomo giusto per la mediana amaranto"

26.08.2016 20:30 di  Gianluca Andreuccetti   vedi letture
Il doppio ex. Palazzi: "Giandonato è l'uomo giusto per la mediana amaranto"

Arezzo - Al termine di una stagione in Lega Pro che lo ha visto subentrare alla guida della Lupa Castelli Romani, squadra che non è riuscito a salvare malgrado un finale in crescendo, Mario Palazzi vive ad Arezzo ed è un allenatore in cerca di panchina: noi di Amaranta.it  abbiamo deciso di incontrarlo per fare una fotografia al campionato di Lega Pro che sta per incominciare, alla luce dei suoi trascorsi in maglia amaranto e del fatto che domenica pomeriggio salirà a Livorno il Racing Roma, squadra che ha ereditato il titolo sportivo proprio dalla “sua” Lupa Castelli Romani.

Allora Mister Palazzi, anche il campionato di Lega Pro sta per prendere il via: a suo parere, il ritorno a 60 squadre e i playoff “allargati” sono novità a cui guardare con favore oppure no?

Personalmente, credo che il format a 60 squadre, fortemente voluto dal Presidente della Lega Pro, sia la soluzione più idonea per garantire ulteriore interesse ad un movimento che, probabilmente, non ha eguali nel resto del panorama calcistico nazionale; sono meno d’accordo sull’allargamento dei playoff perché facilitare troppo l’ingresso alla fase successiva al campionato può condizionare l’andamento dello stesso.  

Limitandoci al girone A, è giusto dire che la corsa per il primato sarà una questione che riguarderà soltanto Alessandria e Cremonese?

Assolutamente no: Alessandria e Cremonese sono sicuramente squadre che potranno avere delle ambizioni importanti, ma, alla vigilia del campionato, inevitabilmente, tante squadre e tanti allenatori viaggiano ancora a fari spenti; per esprimere un giudizio, sarà importante tornare a sentirci dopo un certo numero di partite di campionato. Molto dipenderà dalla consistenza dei “gruppi” e dalle istruzioni che sapranno impartire gli allenatori.

Il Livorno ed il “suo” Arezzo, invece, si collocano un gradino più in basso…

Come si fa a collocare il Livorno, già in partenza, un gradino più in basso rispetto alle altre squadre? Per storia e per passione, la piazza e la città non sono seconde a nessuno: è chiaro che il Livorno dovrà fare i conti con il fatto di tornare a militare in un campionato da cui mancava da tanti anni e ciò potrebbe avere il suo peso. Ho l’impressione che anche qui ad Arezzo, la città in cui vivo, stiano costruendo una buonissima squadra.

I tanti derby toscani potrebbero rappresentare un ostacolo in più per chi, nel Granducato, mira a portare avanti un campionato di vertice?

È possibile che i tanti derby possano rappresentare un ostacolo in più, ma hanno sicuramente il pregio di regalare ulteriore fascino al campionato: sono il sapore del calcio e conferiscono al girone A un valore tutto particolare.

In casa Livorno, la campagna acquisti ha portato a rivoluzionare profondamente la squadra uscita con le ossa rotte dalla retrocessione dello scorso anno, a cominciare dalla guida tecnica. Foscarini ha tutta l’aria di essere l’uomo giusto al posto giusto: è d’accordo?

Credo proprio di sì: Claudio Foscarini ha dimostrato nel tempo di essere un allenatore con le idee chiare e che sa quello che vuole. Può essere l’uomo giusto per riportare il Livorno nelle alte sfere del calcio, lontano da un palcoscenico, la Lega Pro appunto, che obiettivamente non gli compete.

La settimana scorsa ha portato in casa amaranto due giocatori che lei conosce molto bene per averli allenati, rispettivamente, a Lecce e a Livorno: stiamo parlando di Manuel Giandonato e Martin Bergvold. Che ricordo ha di questi due elementi?

Ho un grandissimo ricordo di entrambi questi ragazzi, a cominciare dal piano umano, anche se il ritorno in Danimarca di Martin mi ha impedito di mantenermi in contatto con lui: sono due ragazzi stupendi e due ottimi giocatori. Manuel è il classico regista davanti alla difesa: a mio parere, ha ancora incredibili margini di miglioramento, noti in maniera particolare a chi ha e a chi ha avuto il piacere di allenarlo; Martin, invece, ha più le caratteristiche della mezzala capace di inserirsi e di andare in gol con relativa facilità.

In particolar modo, Giandonato ha le caratteristiche tecniche per prendere in mano le chiavi del centrocampo di Foscarini?

Sicuramente sì, ma dipende tutto da lui: le qualità tecniche non gli mancano. Deve esserne convinto perché questa è l’ora in cui deve maturare. Avrà un ruolo di assoluto rilievo in una squadra ambiziosa, che prende parte ad un campionato importante: ora tocca a lui dimostrare di essere all’altezza della situazione. Il fatto che la Juventus abbia rinunciato a lui soltanto in tempi relativamente recenti vorrà pur dire qualcosa…

Domenica sarà di scena al Picchi il Racing Roma di Giuliano Giannichedda: la sensazione è che il Livorno faccia bene a non sottovalutare l’avversario per non incappare nella classica buccia di banana…

Molti dei giocatori che avevo io alla Lupa Castelli Romani non sono confluiti nel nuovo progetto del Racing Roma per cui non posso dire di conoscere a fondo la rosa a disposizione di Mister Giannichedda, che saprà sicuramente mettere la sua esperienza di grande calciatore a disposizione della squadra: il Livorno farà bene a non sottovalutare l’avversario, ma parte sicuramente favorito.

Mister, il suo nome a Livorno è principalmente legato alla stagione dei record (1983/1984), con Renzo Melani in panchina, ed anche quella squadra veniva da una retrocessione: quale fu il segreto di quella stagione che, a distanza di tanti anni, viene ancora ricordata?

Non esito a definire quella squadra “il Leicester degli anni Ottanta”: benché reduce da una cocente retrocessione maturata all’ultima giornata del precedente campionato allo stadio San Paolo di Napoli, quella squadra era animata da un’unità d’intenti, a livello di società, giocatori e staff tecnico, e da un entusiasmo che non ho mai più trovato tornando a Livorno come semplice spettatore. Tutti noi giocatori ci sentivamo parte di un progetto di rinascita.

A distanza di ventisei anni da quella cavalcata, tornò a Livorno come “secondo” di Serse Cosmi: l’avvio della squadra amaranto fu bruciante con due vittorie, all’Olimpico contro la Roma e al Picchi contro l’Atalanta di Conte, e si rivelò non essere soltanto un fuoco di paglia perché quel Livorno, sotto la guida sua e di Serse Cosmi, conquistò ben sei vittorie nelle prime undici partite…

Ha ragione: quella era una squadra che, pur non avendo particolari mezzi tecnici, riuscì a disputare partite importanti anche contro grandi squadre. Subentrammo a ottobre, rilevando una squadra ultima in classifica e, già al termine del girone di andata, eravamo ampiamente fuori dalla zona retrocessione: in Serse Cosmi e in tutto il resto dello staff tecnico, era forte la sensazione che sarebbe bastato poco per ottenere la salvezza.

Ma poi qualcosa si ruppe: da fuori, si ebbe la sensazione che Cosmi si aspettasse dalla società ben altro conforto in sede di calciomercato. Può dirci cosa accadde realmente?

Accadde realmente che, dopo la sconfitta interna contro il Napoli, Cosmi andò dal presidente Spinelli e presentò le sue dimissioni irrevocabili: stava per iniziare l’ultima settimana del calciomercato e, oltre a non essere arrivato nessuno dei giocatori chiesti al Presidente, era già stata formalizzata la cessione di Candreva. Cosmi ritirò quelle dimissioni e tornò in panchina, ma quel gesto fu il simbolo di un rapporto ormai deteriorato e definitivamente interrotto con l’esonero avvenuto due mesi dopo. Ma ciò non intacca il meraviglioso rapporto che io ho mantenuto con il Livorno e con Livorno: credo che, dopo Protti e Lucarelli, uno dei nomi più gettonati tra gli sportivi livornesi sia proprio il mio.

Mario Palazzi e Serse Cosmi sono stati una delle coppie più longeve del calcio italiano: pensa che vi rivedremo ancora insieme oppure no?

Mai dire mai, nel calcio come nella vita: il nostro rapporto di collaborazione è durato ininterrottamente per 16-17 anni e difficilmente si ricomporrà. Mentre lui sta per iniziare un nuovo campionato alla guida del Trapani, io sono alla ricerca di una panchina che mi possa garantire un bel progetto. Ciò che di bello è stato fatto in passato non può togliere spazio al presente e al futuro.